Heterobasidion sulle Conifere in Città
È stato rinvenuto per piante di Conifere in ambito urbano il fungo parassita Heterobasidionannosum. Le specie vegetali sulle quali è stato rinvenuto sono Cedrusdeodara e Pinuspinea. La zona di rinvenimento è costituita dai giardini della Città di Varese.
Il primo caso riguardò alberi di Cedro dell'Himalaya, disposti in gruppo in numero di 8, posti ad una distanza di impianto di circa 3-4 metri. Alberi di grandi dimensioni che avevano raggiunto la grandezza massima potenziale per la specie (diametri dei tronchi maggiori di 120-130 cm, altezza di 35 metri).
Una delle piante di Cedro cadde al suolo, il proprietario dell'area verde chiese lumi circa la stabilità e lo stato delle rimanenti sette. Il Cedro cadde per ribaltamento del piatto radicale, il tronco rimase integro.
Le indagini sull'apparato radicale dell'albero caduto permisero di evidenziare come le radici erano quasi completamente degradate nelle parti distali e profonde rispetto al fusto. In vicinanza del fusto, per una lunghezza di circa 1 metro, le radici non mostravano sintomi. Per il riconoscimento, dato che il fungo non aveva ancora prodotto carpofori per la riproduzione sessuale, è stato coltivato micelio con successiva classificazione. Inoltre campioni di radici infette sono stati inviati al laboratorio fitopatologico di Regione Lombardia per analisi DNA.
Le due metodologie utilizzate hanno prodotto uguale risultato, il fungo responsabile della caduta era Heterobasidionannosum.
Il responso del laboratorio fu il seguente: "Il sequenziamento ha confermato presenza di Heterobasidionannosum, presenza di micelio su campioni radicali, fungo fitopatogeno che causa degradazione degli organi legnosi delle radici. Le piante attaccate possono essere soggette a improvvisi cedimenti."
Altri sintomi della presenza della malattia, oltre alle degradazioni radicali, sono resinazioni alla base del tronco, rigonfiamenti al colletto, calli cicatriziali sulle radici ad una distanza di un metro dal tronco. I sintomi sono molto tardivi, compaiono quando la malattia è in fase molto avanzata.
Il fungo colonizza in genere piante adulte, fattori scatenanti sono ferite alle radici, eccesso di umidità nel suolo, altre cause di sofferenza delle piante quali siccità, utilizzo di piante non in equilibrio con le caratteristiche climatiche del luogo. Acclarato il responsabile del cedimento di uno dei Cedri rimaneva da definire una metodologia di indagine per i 7 rimasti in piedi. Il metodo doveva prevedere i seguenti passaggi: verifica della presenza del fungo parassita a qualsiasi stadio di colonizzazione, stato delle radici distali e possibilmente di quelle profonde, verifica dello stadio di colonizzazione della malattia per suggerire eventuali interventi di cura, stabilità e rischio di cedimento, calli cicatriziali sulle radici ad una distanza di un metro dal tronco, ricerca di sintomi degli stadi iniziali della malattia, poiché in presenza di sintomi avanzati le piante mostravano eccessivo rischio di caduta. Il fungo è conosciuto in quanto è stato studiato nei popolamenti forestali di conifere e nelle piantagioni di arboricoltura da legno. In questi contesti è stato descritto il comportamento del fungo parassita ed i danni che provoca, sia dal punto di vista economico (tessuti legnosi degradati) che dal punto di vista del rischio. Nel nostro caso il contesto dove il fungo è stato riscontrato è completamente diverso, la malattia è stata rilevata su piante di Cedro in un parco privato. In funzione della localizzazione cambia la metodologia di indagine e le migliori procedure di intervento.
La metodologia per i 7 Cedri rimanenti doveva essere sicura ed efficace, ed applicabile in campo. Per la diagnosi sono stati eseguiti sondaggi radicali, con scavo lungo le radici principali ortogonali rispetto al tronco. A partire da una distanza di 1 metro dal tronco è stato cercato micelio parassita. Da bibliografia risulta che in condizioni di piantagione fitta, vale a dire con conifere messe a dimora con breve distanza di impianto, il fungo parte dalle radici, arriva alla parte centrale del fusto e degrada la parte centrale e basale del tronco. In condizioni di piante isolate o comunque di piante di grandi dimensioni ciò non avviene. Quando le degradazioni arrivano ad una distanza di 1-1,5 metri dal tronco il rischio di cedimento aumenta molto e le piante cadono se spinte dal vento. Quindi la ricerca del micelio è stata eseguita lontano dal fusto, ad una distanza da esso > 1,5 metri. In questo modo si è potuto constatare che altre piante del gruppo di Cedri erano state colonizzate dal parassita, in modo meno avanzato rispetto al Cedro caduto.
Per raccogliere maggiori informazioni sullo stato della malattia è stata eseguita una tomografia per uno dei Cedri sintomatici, con micelio sulle radici. Nonostante la tomografia fosse stata eseguita al colletto non sono state riscontrate evidenze del fungo nel referto strumentale: definita la metodologia di indagine restava da quantificare la stabilità degli alberi. Le piante con micelio sulle radici andavano rimosse e sostituite (anche perché mancano dati sulla velocità di avanzamento della malattia). Quelle sane avevano comunque problemi di stabilità, in quanto piante cresciute in gruppo poi con esposizione isolata una volta rimosse le piante malate. Per verificare questi fattori legati alla stabilità si usano prove di pulling test, oppure a livello visivo rilievo di strutture anatomiche proprie di piante cresciute isolate o in gruppo. Ad esempio per piante cresciute in gruppo: tronco cilindrico, rami laterali sottili, radici sottodimensionate nei punti di inserzione al fusto, chioma solo nella parte alta del fusto, radici cilindriche, radici che si sviluppano vicino al tronco. Caratteristiche anatomiche di piante cresciute isolate: tronco ovoidale in funzione delle sollecitazioni ricevute, radici a sezione ovale, radici che si sviluppano fino a distanze notevoli dal tronco, chioma fino alla base, grosse radici nei punti di inserzione al tronco. La presenza di fattori appartenenti al secondo gruppo in elenco dà maggiori garanzie per la stabilità degli alberi.
Il fungo parassita è stato trovato anche in altra area verde, nella quale era presente un gruppo di Pinuspinea, uno di questi caduto al suolo.
In questo caso la malattia era identica al caso precedente, ed è stata utilizzata la stessa metodologia di indagine (ricerca di micelio parassita nella parte distale delle radici) per le piante rimaste.
Le piante con micelio in posizione parassitaria sono state sostituite.
Dr. Luciano Riva
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