La Grà ed i castagneti in fiore
La Grà è un piccolo fabbricato rurale in pietrame a forma rettangolare o quadrata, disposto su due piani, aveva la funzione di essicatoio per le castagne. Questo tipo di manufatto era molto diffuso nelle aree alpine e prealpine dove la coltura del castagneto era un elemento essenziale per la vita delle genti di montagna. Durante il periodo di raccolta delle castagne i frutti venivano stesi sul graticciato del primo piano della Grà. Al contempo si procedeva ad accendere, nel centro del locale situato al piano terreno, un focolare la cui intensità veniva attenuata sovrapponendo alle braci le bucce delle castagne derivanti dal raccolto dell'anno precedente.
Questo focolare era alimentato almeno tre volte al giorno per un periodo di circa tre settimane.
Non essendo presente un camino per lo sfogo dei fumi, il calore ed il fumo si diffondevano nell'ambiente soprastante passando attraverso il graticciato del piano superiore ed avvolgendo lo strato delle castagne immagazzinate. Successivamente il fumo usciva dalle fessure e dagli interstizi delle pietre della copertura, tant'è che nel periodo di raccolta delle castagne questi fabbricati erano avvolti da nuvole di fumo. L'azione del fumo aveva un effetto "antiparassitario", in quanto provvedeva alla eliminazione dei bruchi o "cagnotti" presenti in alcuni frutti. Dopo queste tre settimane di essicazione le castagne venivano raccolte in sacchi di tela e battute su un ceppo al fine di separare le castagne dalla buccia.
Si procedeva quindi a soffiare via le bucce ed a raccogliere il prodotto separando le parti intere da quelle frantumate che si usavano per ottenere farina. Il castagno allora era conosciuto come l’albero del pane, in quanto i suoi frutti venivano utilizzati per sfamarsi durante tutto l’inverno.
Le castagne si ritrovavano nelle minestre e nei dolci.
La farina di castagne era infatti meno dispendiosa di quella del grano, le castagne intere fungevano da contorno e accompagnamento a verdure, riso e carne. Da tempo, essendo cambiati i processi di essicazione e conservazione, ed avendo perso le castagne il ruolo fondamentale nell'alimentazione delle persone, le Grà sono andate in rovina e solo qualche associazione culturale per la promozione dei territori, al fine di tenere vive le tradizioni, ha provveduto a ristrutturarne alcune.
Recentemente ho fatto una verifica in vari punti dell'alveo del torrente e, al netto dei problemi dati dalla siccità, ho scorto ancora alcuni pesci. Andando a cercare sotto le pietre non ho trovano più i portasassi. Segno evidente che, pur avendo allacciato gli scarichi fognari ai depuratori, le acque che affluiscono nei torrenti durante i periodi di pioggia, dilavando le aeree urbanizzate, portano tuttora elementi inquinanti di vario genere, tali da non consentire ai portasassi di riprodursi e svilupparsi.
Arch. Amilcare Mione
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