La geologia del Vino e l'Olio del Lago di Varese
Si pensi che dei resti fossili della vite (conosciuta in letteratura scientifica come Vitis vinifera) sono stati rinvenuti addirittura entro rocce di età Miocenica, terreni che hanno età compresa tra 10-20 milioni di anni. La natura del terreno sul quale è impiantato il vitigno, assume un’importanza fondamentale: il suolo, che deriva dalla “roccia madre”, è in grado di influenzare notevolmente la qualità e lo sviluppo della coltura, in virtù della sua specifica composizione chimica; quest’ultima determina per esempio l’acidità o la basicità del suolo, due fattori che incidono considerevolmente sulle proprietà organolettiche del vino. Chiaramente anche il clima, ovvero le precipitazioni, la temperatura e i venti, concorrono allo stesso modo nell’influenzare la crescita e lo sviluppo della vite. Se scavassimo una trincea lungo i filari di un vitigno, troveremmo la seguente serie stratigrafia (dall’alto verso il basso, e quindi dalla superficie in profondità):
a) suolo
b) terreno sciolto
c) roccia madre
Il ruolo primario viene sicuramente svolto dalla “roccia madre”, in quanto è questa che fornisce il materiale primario per la formazione del suolo. Esistono, a dire il vero, alcuni casi dove il substrato roccioso è direttamente coltivato: si tratta delle aree montane e collinari dove la “roccia madre” è praticamente affiorante. Parliamo comunque di rocce tenere, come le Marne delle Langhe, che sono più facilmente aggredibili da parte degli agenti atmosferici.
Una roccia calcarea, ricca in Calcio, conferirà finezza e robustezza al futuro vino, come nel caso, ad esempio, del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.
Il Potassio, abbondante nelle nostre rocce vulcaniche, dà uve molto zuccherine, esempi noti sono il Greco di Tufo, un vino bianco proveniente dalle fertili pendici del vulcano attivo Vesuvio e dai rilievi collinari dell’Avellinese.
Ma anche per l'Olio, questa influenza è importante. Sarebbe auspicabile e scientificamente importante far crescere una ricerca sulla qualità dell'olio che potrebbe essere prodotto in buone quantità sulle sponde del Lago di Varese, visti anche gli ottimi risultati dell'olio di Sant'Imerio di Varese, conoscendo sin da subito l'interazione tra terreni prevalentemente calcarei e la qualità dell'olio prodotto, al fine di valorizzare lo sviluppo di una cultura dell'Olio presente nei nostri territori fino al 1400 circa. Una ricerca interessante che potrebbe essere spinta dall'amministrazione del Lago per favorire, con dati scientifici, la rinascita di un lontano valore territoriale che potrà portare anche sviluppo al territorio in termini di eccellenze di prodotto.
Dr. Paolo Pozzi