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Incarichi professionali di un Agronomo n.2

In quel giardino ubicato sulla sponda del Lago maggiore ero stato chiamato più volte negli ultimi anni. La maggior parte dei sopralluoghi erano stati richiesti per verificare lo stato di salute delle piante, per diagnosticare malattie, per guarire piante trapiantate o per dare indicazioni circa le modalità costruttive di nuove parti dell'area verde. Quel giorno no, ma ancora non mi era stato comunicato. Andai quindi a verificare lo stato di salute di alcune piante ed il giardiniere dell'impresa incaricata dei lavori mi chiese se fossi disponibile ad una trasferta all'estero.

In breve si trattava di questo: la proprietà aveva acquistato un'azienda agricola di grandi dimensioni nel sud Europa, dove le piante arboree spontanee erano costituite solo da Leccio e Quercia da Sughero. Il trapianto di esemplari di queste due specie all'interno delle nuove case con patio aveva dato esito negativo. Occorreva capire le ragioni dell'insuccesso e porvi rimedio, cioè cercare di salvare le piante e mettere a punto nuove modalità per il trapianto di altri esemplari.

All'esterno della proprietà distese infinite di campi coltivati a cotone ed agrumi, all'interno pascoli per decine di ettari, muri a secco, circa 600 bovini al pascolo, piante rade di quercia da sughero e leccio. Le piante da trapiantare erano di grosse dimensioni (diametro del tronco fino a 40 cm ed altezza delle piante 12- 15 metri), mai trapiantate prima né lavorate prima del trapianto. Spostare piante all'interno delle ville con patio era impossibile con camion. Il trasporto all'interno del cortile doveva avvenire con una gru, che doveva avere alcune caratteristiche minime dovute al peso delle piante con zolla rivestita con gesso ed allo sbraccio per superare il costruito e porre gli esemplari all'interno del patio. Al momento del nostro arrivo le piante erano state trapiantate da circa un anno e mostravano evidenti sintomi di avanzata sofferenza.

Il lavoro nel suo complesso preoccupava molto il giardiniere mio compagno di viaggio, la preoccupazione era aumentata dal fatto che il proprietario era presente in cantiere e chiedeva ragioni circa lo stato di sofferenza delle piante.

Il cantiere era strutturato da giardinieri immigrati da un paese vicino, il giardiniere italiano, l'agronomo ed il proprietario che sovrintendeva o che voleva sovrintendere tutti i lavori.

Le maggiori preoccupazioni per il giardiniere risiedevano nella portata della gru, nel tipo di zollatura con gesso che aveva escogitato per piante con zolle di grandi dimensioni, i tempi brevi per la risoluzione dello stato di sofferenza delle piante, la stagione che avanzava (eravamo a metà febbraio) e la scadenza di fine febbraio quale termine ultimo per il trapianto e la messa a dimora delle piante.

Il proprietario si accorse dello stato di preoccupazione del giardiniere, forse per diminuire la tensione ci portò in auto a visitare la proprietà. La macchina si fermò in corrispondenza di un ruscello, lo scopo era quello di percorrere a piedi la breve distanza fino al fiume per mostrarci dove vivessero i cinghiali dall'altro lato della sponda. Al tornare verso l'auto i dialoghi erano surreali ed anche la situazione: piante adulte da trapiantare, la gru di grandi dimensioni che non si trovava, difficoltà di cantiere ma anche di lingua con i giardinieri che provenivano da un altro paese, noi che tornavamo dal fiume dove vivevano i cinghiali.

Il proprietario si accorse della tensione ed apostrofò il giardiniere:

"Ma sig. Rossi non vede? Non si accorge di nulla? Ma proprio non vede quello che sta accadendo!!! Ma insomma!!"

Al giardiniere usciva il fumo dalle orecchie dalla tensione, e non riuscì a realizzare il significato delle parole del proprietario. Nella sua mente giravano zolle di piante di dimensioni gigantesche, gru ancora più grandi, il gesso usato per le zollature che stava seccando, giardinieri che non capivano quello che gli veniva detto.

Fu un sollievo quando il proprietario rivelò l'oggetto delle sue parole:

"Sig. Rossi non c'è dubbio che lei non sia un bravo cacciatore, non vede quante impronte di animali sul terreno?"

Nei giorni successivi la tensione diminuì e si riuscì a lavorare in modo più tranquillo.

Le cause della moria delle piante, per le quali erano stati fatti numerosi tentativi per rianimarle, compreso un impianto di irrigazione sui tronchi, risiedevano in ristagni idrici sotto le radici, causati da uno strato argilloso sotto superficiale. Le analisi del suolo confermarono la diagnosi di campo. Conosciuta la causa furono messe in atto nuove strategie e modalità di trapianto: nuovo terriccio da preparare in loco per riempire le buche delle piante trapiantate, drenaggi sotto superficiali differenziati a seconda della localizzazione delle piante, terricci differenziati a seconda del tipo di pianta, nuovi piani di distribuzione di sostanze alle radici delle piante trapiantate, migliore dialogo con i giardinieri provenienti da un altro paese.

Le soluzioni ed i primi risultati rinfrancarono il giardiniere. Non il proprietario, il quale, in virtù del fatto che nella sua vita aveva fondato 17 aziende (a suo dire) certo non si faceva consigliare da un agronomo che lui stesso aveva chiamato, e che le soluzioni proposte lui le aveva già pensate prima di tutti. Le piante sopravvissero ed i nuovi impianti riuscirono. Per il buon andamento del cantiere si fece in modo che le soluzioni trovate da agronomo e giardiniere fossero in realtà state proposte dal proprietario.

Dr. Luciano Riva


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