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Progettare il verde

Valutazioni e considerazioni

Un progetto del verde può essere bello o "brutto" a seconda dei gusti di chi lo guarda. Può legarsi ad un tema paesaggistico, all'italiana, all'inglese, moderno etc.. può avere arredi, non botanici prevalenti o complementari, piccolo grande, orizzontale o verticale, più costoso o meno costoso, di moda o meno, tradizionale o rivisitato, pubblico o privato, fatto da paesaggisti, architetti, agronomi, manutentori del verde. In qualsiasi caso il progetto deve prevedere un corretto uso delle piante e affinché duri nel tempo.

Purtroppo nonostante la possibilità di accedere a informazioni ormai consolidate (libri, Web, Corsi) o formarsi presso scuole, master ed università, nella scelta delle piante ancora troppe volte capita di osservare che sono state messe, per esempio, al sole piante da ombra o viceversa, che piante acidofile sono in terreni notoriamente calcarei, che piante a scarsa necessità di acqua sono messe vicino a piante con grandi necessità di acqua e via discorrendo. L'errata scelta della collocazione delle piante lo si ritrova spesso, un classico è la messa a dimora di piante che raggiungono dimensioni tali da interferire con le strutture. Anche in questo caso le dimensioni di una pianta (prima, seconda etc. grandezza) è reperibile ovunque. Senza dimenticare lo spazio riservato all'apparato radicale o allo sviluppo del colletto spesso "dimenticato".

Negli interventi di recupero poi si può assistere a riporti di terra sul colletto delle piante per potere avere un profilo del terreno più orizzontale e nulla importa se le piante dopo decenni di una situazione consolidata con l'ambiente si troverà a dovere supplire, non sempre riuscendoci, alle mutate condizioni. Sempre nei recuperi si possono trovare impianti di irrigazione sotto siepi con più di 30 anni. Sono piante ormai consolidate che non necessitano di ulteriori/ nuovi apporti di acqua.

La volontà di mettere il prato fino al colletto della pianta, con le ovvie competizioni che porterà a non pochi problemi alla pianta. Ovviamente questi ed altri errori portano ad un più o meno rapido deperimento del giardino con conseguente perdita della bellezza e che vede andare in fumo i soldi spesi.

Spesso la moda porta a creare giardini tutti uguali senza nessuna considerazione per i luoghi, il clima e la tipologia consolidata del paesaggio. Dove innovazione risulta essere invece banalità e la non capacità di affrontare l'area e darle o accettare il suo carattere ma volendo dare la nostra impronta di progettisti senza la capacità di leggere il paesaggio ed adattarsi ad esso.

Oppure proporre a tutti costi "novità" come, il verde verticale senza considerare i maggiori costi non solo di impianto ma soprattutto di manutenzione, oppure la scelta dell'utilizzo delle graminacee in climi con 1500 mm di pioggia annui.

Spesso la conoscenza di poche specie porta ad usare solo quelle, per sicurezza di riuscita nel confronto del cliente. Reiterando perennemente sempre lo stesso schema.

Ultimo e non ultimo la capacità di prevedere lo sviluppo delle piante e utilizzarne un numero spropositato alle necessità!

Se la carrellata esposta, di cattiva progettazione può portare ad un giardino a tempo limitato, senza dubbio le problematiche legate alla manutenzione amplifica ulteriormente la sua scarsa durata nel tempo.

Spesso si ritiene che seminato il prato, impiantato arbusti ed alberi non vi sia più bisogno di altro. Questo vale a volte nel privato dove dopo una, due stagioni, malerbe, insetti malattie in generale, accrescimenti non controllati (nell'impianto corretto) portano ad un ambiente poco gradito. Nel pubblico la manutenzione è spesso un particolare "dimenticato" o sottovalutato. Ed ecco che investimenti, non da poco, nel giro di pochi anni mostrano tutta la loro "decadenza".

La mancanza di prevedere un impianto con manutenzione per i successivi 5 anni dovrebbe essere oggetto di gara nel pubblico e considerato dal privato. Questo responsabilizzerebbe di più progettista e realizzatore. Di contro manutenzioni sbagliate o fatte con scarsa conoscenza o cura, portano alla "distruzione" dei giardini. Quante volte si vede piante non fiorire perché potate in periodi sbagliati, colletti di piante massacrati dal decespugliatore, per tagliare l'erba che si accresce vicino al tronco (pacciamatura sconosciuta e cosi i sistemi di protezione). Tutori che ormai "vengono sostenuti dalle piante" e magari con i legacci incidono la corteccia ed il cambio con danni non indifferenti.

Malattie mal curate perché non si sa contro cosa si sta lottando, il suo ciclo e pertanto non si ottengono risultati. Sulle potature degli alberi si rinvia ad un articolo dedicato, tali e tanti sono gli errori e le errate credenze. Preparazione, umiltà ma soprattutto conoscenza per far si che un giardino sia bello indipendentemente dalle scelte fatte. Non serve fare un giardino botanico se poi non lo si può mantenere per incapacità o impossibilità.

Il progettista deve sapere cosa succederà negli anni al "suo" giardino. Non deve progettarlo dimenticandosi che è vivo e che muterà negli anni. Negli anni un giardino muta e cambiano le sue esigenze e questo un buon progettista deve prevederlo/saperlo!

Gli errori li hanno fatti anche i grandi giardinieri del passato, visitando i parchi di ville storiche, si può vedere con occhio critico, forse li possiamo perdonare, avevano a che fare con piante spesso poco conosciute ma oggi questi errori sono inammissibili, progettare solo pensando all'aspetto, senza sapere le esigenze della pianta e la loro relazione con l'ambiente non è progettare è solo movimentare verde.

L'invito, dopo questa breve carrellata è quello di imparare a documentarsi a 360° perché la buona riuscita del verde nel tempo è data solo dalla conoscenza di quello che si fa, che poi vale per ogni lavoro.






























Dr. Fabrizio Buttè




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