Le variazioni degli antichi livelli del lago di Varese.
Parlando del "Grande Varese" non mi riferisco né alla squadra di calcio né ai fasti industriali della Città, bensì al nostro lago. C'è senz'altro un risveglio di interesse per la storia del nostro territorio, accompagnata talora da una carenza di corrette informazioni, spesso approssimate, se non romanzate. In questa nota, basandomi sui risultati di studi effettuati da vari studiosi in merito al problema del Grande Varese, ho cercato di esporre in modo semplice e sintetico la sua storia evolutiva.
Lo spunto mi è stato sollecitato da uno studio di A. Mizzan del 1968 che ha cercato di individuare in campo gli antichi livelli del laghi di Varese e Comabbio, definendo l'antica idrografia e l'estensione areale dell'antico lago di Varese (vedi mappa). Mizzan ha ribadito che l'evoluzione del Grande Varese è legata, oltre che alla struttura geologica dell'area, alle particolari variazioni climatiche postglaciali e all'erosione esercitata, nelle ultime fasi della sua storia, dalle acque del fiume Bardello. Già studiosi illustri, dalla fine del secolo scorso ad oggi hanno individuato, studiato e provato che il bacino del lago di Varese avrebbe potuto essere ad un livello alquanto superiore a quello attuale.
Si citano in ordine di precedenza T. Taramelli e L. G. Nangeroni, che tra l'altro portarono a termine interessantissimi ed assai dettagliati rilevamenti geologici su tutta la zona varesina.
I dettagliati rilevamenti di campagna di A. Mizzan hanno potuto accertare la presenza di due livelli caratteristici indicanti le antiche rive del più grande lago di Varese formatosi dopo l'ultima glaciazione Wurmiana, posti alle quote rispettivamente di 246 e 257 m s.l.m. Il sensore del livello idrometrico che il Centro Geofisico Prealpino ha installato a Bodio Lomnago, indica oggi q. 238,207 m s.l.m. Non si può fare a meno di notare l'esiguità dei bacini imbriferi che alimentano gli attuali laghi varesini. Anche anticamente, nel periodo successivo al Würm, non si hanno tracce di una maggiore estensione del bacino imbrifero. Doveva necessariamente sussistere un diverso regime pluviometrico, tale da giustificare il sensibilmente maggiore volume di acqua che stabilì la riva a q. 257.
Il Nangeroni per primo individuò l'emissario dell'antico bacino varesino nel Riale, fiume che ha inciso una valle visibilmente terrazzata, ora asciutta, di fianco a Mercallo, e che scaricava le acque direttamente nel Fiume Ticino.
La successiva riduzione del livello può essere attribuita in buona parte alla variazione climatica dall'ultima glaciazione ad oggi. Essa è avvenuta in due periodi abbastanza ben distinti tra di loro. Si può attribuire il livello maggiore (q. 257) ad un periodo assai lungo, successivo all'ultima glaciazione, tanto da incidere assai profondamente la linea di riva. Segue un periodo di rapida decrescita, fino a livello 246, durante il quale l'emissario era sempre rappresentato dal Riale.
Non si hanno tracce di linea di riva intermedia, e questo fa propendere per un rapido calo di livello. In tempi relativamente recenti, comunque anteriori agli insediamenti umani dell'Isolino Virginia, è avvenuto un brusco abbassamento del livello del Grande Varese, differenziandolo da quello di Comabbio e creando un nuovo emissario rappresentato dal Bardello.
Deve essere avvenuto che in località Molinazzo di Besozzo l'azione erosiva del Bardello è riuscita ad incidere lo sbarramento morenico che formava una diga naturale. Lo svuotamento del lago deve essere stato rapido e senza stadi intermedi per carenza di linee di spiaggia osservabili lungo il suo intero perimetro tra il livello 246 e l'attuale 238.
In altri periodi storici devono essere avvenuti leggeri movimenti legati alla dinamica dell'assetto orogenetico delle prealpi lombarde. È a questi eventi che lo scrivente tende ad attribuire il brusco spostamento di 70-80° verso S-W della foce dei torrenti Luna, La Valle e Tinella nei conoidi lacustri del lago di Varese, come esposto in dettaglio nel n°113 del 2018 della "Rivista Orticola".
Concludendo, il Grande Varese aveva una superficie 4 volte superiore a quella attuale; comprendeva la piana di Capolago (livello 257 a 150 m a monte del cimitero e livello 246 a monte e sotto il cimitero), la valletta sotto Fignano, la palude Brabbia, il lago di Comabbio allargato e forse il Biandronno.
L'isolino Virginia non esisteva ma emergevano due isole: l'attuale abitato di Cazzago Brabbia e l'istmo roccioso tra Biandronno e Bardello.
Testo rielaborato, tratto dalla Rivista "Natura" Vol LIX Fasc.1, 1968.
Dr. Pierercole Zuccato