La caduta di piante in ambito urbano
Da alcuni anni durante i mesi estivi si verificano eventi meteorici di straordinaria intensità, durante i quali molte piante legnose cadono al suolo.
Questi eventi meteorici accadono durante l’estate, soprattutto durante il mese di luglio, con velocità del vento fino a 100 Km/h.
Eventi eccezionali sono accaduti il 7 luglio 2008, con vento fino a 104 Km/h, il 17 luglio 2009, il 13 luglio 2010 con grandine di grosse dimensioni e vento a 70 Km/h, il 13 luglio 2011 con temporale breve ma molto intenso.
Durante questi eventi si è assistito alla caduta di molte piante arboree, anche di notevoli dimensioni, con molti danni.
Le cause della caduta di piante sono numerose, sono eventi multifattoriali che portano all’evento finale di cedimento di tutta o di parte di una pianta arborea.
La caduta di piante sane, anche se sottoposte a forze molto intense, è un evento non molto frequente, se paragonato alla caduta di piante malate o con difetti nella struttura.
Le cause di cedimento e caduta di piante in occasione di eventi meteorici straordinari sono le malattie (soprattutto quelle riguardanti i tessuti legnosi del tronco e delle radici), i difetti strutturali, le distanze di impianto ridotte per i popolamenti arborei, l'utilizzo di specie arboree maggiormente soggette a rotture o cause non dipendenti dalle malattie (es fulmini), lavori che l’uomo esegue o ha eseguito sulle piante (ricarichi di suolo sugli apparati radicali, potature, tagli di radici). Fra le malattie le più pericolose per la caduta di piante sono le carie del legno e le malattie dell’apparato radicale. Le carie sono malattie provocate da funghi che si nutrono delle sostanze utilizzate dalle piante per costruire i tessuti di sostegno (es lignina): il risultato è la degradazione delle sostanze che sorreggono le piante, presenti nel tronco e nelle radici. Queste malattie non hanno sintomi, se non nella fase terminale, la chioma delle piante colpite rimane integra ed in apparenti buone condizioni.
Qualche volta i cedimenti di piante intere o di parti di esse sono provocati da difetti strutturali, ad esempio presenza di due apici. La giunzione fra le due cime può non essere completa ed uno dei due assi può cedere se sottoposto a forze esterne.
Le distanze di impianto in caso di popolamenti arborei influiscono sulla stabilità futura delle singole piante, in quanto numero, dimensioni e tipo di radici formate dipendono dalle sollecitazioni ricevute. In assenza od in presenza di deboli sollecitazioni l’apparato radicale sarà di conseguenza sotto dimensionato rispetto a forze non consuete, quali sollecitazioni straordinarie in grado di provocare vortici all’interno del gruppo di piante.
Stabile e correttamente dimensionato risulta il gruppo nella sua integrità, le singole piante sono sotto dimensionate se considerate come singoli elementi non facenti parte di un popolamento. Questa eventualità (piante in gruppo ma da considerare come singoli individui) può accadere in caso di temporali o venti molto forti che provocano vortici interni al popolamento.
Alcune specie arboree mostrano una maggiore propensione ai cedimenti, ad esempio Faggio, Tsuga ed Acero di Monte sono soggette a rottura delle doppie cime eventualmente presenti, Cedro, Cipresso dell’Arizona e Liriodendro a rotture di branche anche sane. Peraltro alcune specie sono poco soggette a cedimenti di branche, ad esempio Castagno, Farnia, Abete rosso, Larice.
Spesso l’uomo contribuisce ad aumentare il rischio di cedimento, soprattutto modificando le quote degli apparati radicali tramite ricarico di suolo, taglio di radici, potature drastiche.
Alcune piante, nonostante le apparenze, non cadono nemmeno se sottoposte a carichi esterni di straordinaria intensità. E’ questo il caso dell’inclinazione delle piante, fattore di per sé poco considerato per la valutazione del rischio di cedimento.
Prima degli eventi di cedimento delle piante sono presenti alcuni segnali, ad esempio manifestazione delle malattie legate alla stabilità, segni dei difetti strutturali, ridotte distanze di impianto, segni ed effetti dei lavori eseguiti dall’uomo. Normalmente il tempo che intercorre fra un evento (es intense potature o ingresso di una malattia) e la comparsa di sintomi è elevato, spesso superiore a 10 anni. La notevole distanza temporale fra vera causa ed effetto provoca la mancata associazione fra l’evento iniziale e l’effetto finale. L’approfondimento dei sistemi utilizzati dalle piante per sopportare i carichi permette una migliore conoscenza delle cause di cedimento, ed il ricorso a validi sistemi di prevenzione ed intervento.
I criteri di intervento per la riduzione del rischio di cedimenti fanno riferimento alla rimozione delle cause originarie che hanno determinato nel tempo lo stato di rischio. In tema di prevenzione è possibile, qualora il rischio di contagio sia elevato, utilizzare piante resistenti alle diverse malattie, ad esempio resistenza nei confronti di Armillaria di molte piante ornamentali, quali alcuni abeti, bosso, castagno, liriodendro, platano, ecc..., oppure resistenza di alcune piante ad eventi meteorici straordinari.
I rimedi per le cause patologiche fanno riferimento ai controlli in campo per la diagnosi precoce delle malattie, corrette scelte al momento dell’impianto, conoscenze ed adeguate tecniche di intervento. Per i difetti strutturali esistono tecniche di intervento che fanno riferimento alle potature ed agli ancoraggi. Le prospettive future circa la diminuzione del rischio di cedimenti delle piante in ambito urbano fanno riferimento a nuovi sistemi di cura delle malattie, all’utilizzo di nuove varietà e specie resistenti, ad una migliore conoscenza dei sistemi di crescita delle piante arboree, ad una migliore formazione circa le corrette tecniche di intervento da parte degli addetti ai lavori.
Dr. Luciano Riva