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Il grande Cedro di Villa Recalcati, storia di un abbattimento.

L a prima nevicata dell'inverno era iniziata domenica 10 dicembre 2017 con una leggera spolverata ed era proseguita poi il lunedì 11. La neve, che era abbastanza “asciutta”, a mezzogiorno aveva raggiunto uno spessore di circa dieci centimetri. Attorno alle 13,45 le finestre degli uffici della Provincia vibrarono per qualche istante e qualcuno con la coda dell’occhio si accorse che nel parco di Villa Recalcati era avvenuto qualcosa di strano. Una grossa branca del grande cedro è precipitata sulla sottostante area giochi demolendo panchine ed attrezzature ludiche; il ramo del diametro di un metro e lungo più di venti ha cosparso il prato circostante di pigne e ramaglie. Il parco venne subito chiuso al pubblico e furono convocati due Agronomi ed un Dottore Forestale al fine di valutare il da farsi. I tecnici si espressero in modo estremamente critico circa la situazione di rischio ed il pericolo che l’albero costituiva e contestualmente si erano espressi in merito alle decisioni da assumere. Venne subito scartata l’idea di effettuare un intervento di “ortopedia botanica” in quanto, essendo l’albero molto alto, un eventuale struttura di messa in sicurezza delle branche rimaste sarebbe stata troppo “impattante”. Anche una possibile soluzione definitiva che prevedesse la recinzione in sicurezza dello spazio circostante il grande cedro, in modo da evitare l’avvicinamento del pubblico, avrebbe inciso sulle geometrie del giardino all’italiana snaturando il disegno storico della villa. L'ipotesi di procedere ad una drastica potatura con successiva cerchiatura del tronco e “tirantaggio” dei monconi avrebbe snaturato in modo eccessivo la pianta.

L'albero, un Cedrus atlantica alto 33 metri all'ultimo apice e con una circonferenza al colletto di sette metri e quarantacinque centimetri, morfologicamente si presentava con un tronco di tre metri di altezza da cui si diramavano tre grosse branche, (quattro, contando quella collassata). Tre si erano sviluppate verticalmente mentre la quarta si era protesa verso l'esterno per poi svilupparsi in altri grossi rami alcuni dei quali hanno guadagnato la verticalità mentre altri hanno continuato a protendersi verso l'esterno fino ad un raggio di almeno venti metri dal centro dell'albero. Nel punto del tronco da cui partivano le diramazioni delle branche era ancora visibile il moncone di quello che probabilmente era l'apice centrale della pianta. Il tronco presentava infine una grossa crepa che dalla diramazione delle branche scendeva fino a cinquanta centimetri da terra. Un sistema statico estremamente fragile con delle fronde sempreverdi pronte ad ogni occasione a raccogliere il massimo delle sollecitazione della neve e del vento. A seguito di queste indicazioni la Provincia si trovava nella situazione di dover scegliere tra la tutela dell'albero e la garanzia della sicurezza degli utenti del parco che numerosi lo frequentano. Tenuto conto che non si voleva rinunciare al grande Cedro si decise di incaricare un altro Agronomo per capire se vi fossero soluzioni alternative all’abbattimento, nel frattempo si procedette a realizzare una recinzione provvisoria con elementi modulari di acciaio zincato per evitare l’accesso all’area da parte di chiunque.

Si procedette quindi a raccogliere informazioni storiche sulla vita del grande cedro. Una sorta di “anamnesi” per meglio orientare le scelte da assumere. Le informazioni d'archivio relative alla pianta risultavano risalire solo al 1996 allorché nel progetto di recupero del parco storico vi erano specifici riferimenti al grande cedro ed al suo precario stato di conservazione.

Alcuni tecnici della provincia, a memoria, ricordavano interventi eseguiti negli anni ottanta quando erano state effettuate consistenti potature, operazioni di dendrochirurgia, concimazioni idrosolubili al terreno. Precedentemente, in data che non si è riusciti a ricostruire, sono stati applicati ancoraggi con il metodo “Bridgeman”, una tirantatura con cavi d'acciaio, asolature a radancia e grosse viti metalliche infisse nel legno. Non sì e riusciti invece a ricostruire la data del traumatico evento (un fulmine?) che aveva colpito in modo pesante la branca centrale del cedro.

Durante l'anno 2000 in occasione della ristrutturazione del parco vennero applicati ancoraggi con corde sintetiche, i “cobra”, come supplemento di sicurezza delle tirantature “Bridgeman”. Dopo tale data non sono stati registrati altri interventi manutentivi.

Nel febbraio del 2012 una associazione che promuove la tutela della vegetazione di pregio, aveva censito il grande cedro di Villa Recalcati e nelle note della scheda segnalava tra l’altro che l'albero presentava delle patologie quali la presenza di armillaria e vistose alterazioni di caria bruna alla base.

In questo escursus di note relative all'esemplare arboreo, si ritiene utile segnalare che in occasione dell'istituzione dell'elenco degli alberi monumentali del comune di Varese, la Forestale il giorno 20 febbraio 2015 ha effettuato un sopralluogo nel parco di Villa Recalcati e in quell'occasione ha proceduto a classificare come albero monumentale una Sequoia sempervirens ma non ha classificato come tale il grande cedro. La norma infatti prevede di non classificare piante malate o con problemi di staticità.

Durante questa fase di ricerca storica sono state riviste le fotografie del parco sino dai tempi della “Belle Epoque” compresi gli schizzi prospettici a colori che raffiguravano il parco. Ci si è inoltre soffermati sull'impostazione planimetrica del giardino progettato dell’architetto Enrico Combi in occasione della trasformazione della struttura da casa padronale a Grand Hotel Excelsior, operazione risalente agli anni 1872/1874. In quell’occasione venne rifatto ex novo il giardino secondo lo stile in vigore in quel periodo. Il disegno esprimeva la sintesi della storia dell'arte dei giardini a partire dal cinquecento sino all'ottocento infatti è stato concepito con le geometrie e le simmetrie tipiche dei giardini all’italiana, anche se la tessitura delle siepi e delle specie arboree era meno fitta nelle trame, per lasciare maggiori spazi alle aree a prato accostandosi in tal modo ai giardini alla francese. Il disegno del parco schematicamente era impostato su tre assi paralleli che partivano dal centro delle tre torri fronte parco e avevano come fulcro tre importanti alberi, due sequoie ai lati e il grande cedro al centro. Dietro le siepi che delimitano questa prima parte del giardino si sviluppavano percorsi sinuosi nel verde marcati da bordure in “roccaglie” dal tipico gusto romantico. La raccolta di queste informazioni, di cui quelle documentate ricoprono un periodo di almeno trent'anni di storia del nostro albero, ha avuto un ruolo importante nelle decisioni che sono poi state prese nel momento in cui venne acquisita anche la relazione dell'ultimo agronomo incaricato, il quale, a seguito dei rilievi delle prove strumentali specifiche come le tomografie sia alla base del tronco e sia all'altezza di metri tre da terra. La relazione ribadiva le problematicità già espresse dagli altri tecnici e poneva come condizione per il mantenimento dell'albero la delimitazione dello spazio circostante.

A fronte di questo ultimo parere, dei pareri degli Agronomi precedentemente interpellati, delle informazioni storiche assunte e con il l’assenso imprescindibile della Soprintendenza si è arrivati alla decisione che non era possibile modificare in modo sostanziale il disegno del parco per delimitare la zona di sicurezza e quindi si doveva procedere all'abbattimento dell'albero a condizione che ne venisse ripiantumato uno della stessa specie , posizionato sull'asse centrale del giardino, leggermente spostato qualche metro più a sud rispetto all’albero da abbattere. Dopo aver reperito il finanziamento e aver esperito le procedure di affidamento dei lavori, ai primi di luglio del 2018 erano iniziati i lavori di taglio della pianta. Si procedette mediante sfoltimento della chioma partendo dal basso verso l'alto e al taglio delle grosse branche, lasciando per ultima la branca verticale più alta. Era presto, Il mattino del nove luglio 2018, quando i due uomini dentro il cestello elevatore situato ad una quota di circa trenta metri iniziarono a tagliare gli apici più alti che rimanevano da abbattere. C'era un certo senso di apprensione da parte di coloro che da terra seguivano i lavori nel vedere i due operatori sospesi in aria e nel sentire il tonfo dei rami che con fragore si schiantavano al suolo. L'apprensione venne a scemare solo quando i due lavoratori scesero a terra. Fu solo in quel momento che tutti cominciarono a percepire il vuoto creato dall'assenza del grande cedro. Un vuoto in cui è sembrato per un momento di vedere aggirarsi tutte le figure che avevano avuto un ruolo nella vicenda dell'abbattimento, sia coloro che avrebbero voluto il mantenimento dalla pianta, sia gli agronomi che con diverse modalità avevano comunque espresso la pericolosità della situazione, sia i funzionari che, alla luce dei dati raccolti, avendo responsabilità penali e civili ne hanno deciso l'abbattimento. L'ispezione del ceppo, che ancora rimane in sito, le cariature presenti, la traccia della crepa verticale nel tronco, ma soprattutto le dinamiche strutturali della pianta durante la fase di abbattimento hanno confermato la situazione di rischio ed i pericoli che essa costituiva confermando la correttezza della scelta operata dalla Provincia di Varese.

L'inverno seguente, qualche giorno prima di Natale, come previsto dalle indicazioni della Soprintendenza, venne piantumata una nuova pianta di Cedrus atlantica dell'altezza di circa sei metri; essa è stata posta lungo l'asse centrale del giardino di Villa Recalcati, facilmente individuabile grazie all'allineamento dato dalla fontana dei draghi e tritoni, con la “maternità” di Vittorio Tavernari , e naturalmente il ceppo del grande cedro abbattuto. L’allineamento tra questi tre capisaldi ed il nuovo albero, ad un amante di astrologia presente in quel momento nel parco, ha evocato una sorta di rara congiunzione astrale che ci si è augurato fosse di buon auspicio per una lunga vita del nuovo Cedrus atlantica.


Arch. Mione

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