Un breve racconto intorno alla Schiranna di Varese
Eccomi nel Parco Zanzi della Schiranna di Varese, in una zona pianeggiante bonificata dall'uomo, con riporti di terre ed altro. A far luce della vicinanza delle acque alla superficie ci sono i calocedri, tipici delle foreste alluvionali. Dal punto di vista morfologico seguo Via Macchi che richiama essere proprio il vecchio alveo del Torrente Valle Luna che caratterizza questo comparto geologico.
Mi spiegano che spesso è avvenuta l'esondazione del Torrente Valle Luna e che le acque hanno seguito proprio quella strada. Recenti lavori eseguiti lungo Il Torrente Valle Luna lungo la Via Vigevano hanno permesso di evitare questi fenomeni. Seguo il Torrente Valle Luna verso il lago ed incontro vari canali di esondazione che l'acqua ha percorso più volte creando il paesaggio forestale del delta della Schiranna. Che meravigliosi pioppi ci sono in questa zona, chiamarli monumentali è poco.
Mi ricordo da bambino che amavo salire spesso sugli alberi e quella poesia che ricorda dei momenti di mia madre: Scendi che è pericoloso. Vorrei volare sopra quell'albero, che piantò mia madre, aspettare il vento per poter solleticare con la mia mano le stelle. La polvere che cala dal sorridere delle stelle, si posa in quel luogo dove c'è mia madre. Quella polvere gli parlerà di me e lei mi dirà, scendi da quell'albero che è pericoloso, e così ho risentito la sua voce, dall'albero che lei piantò. Che bel pensiero, e quanto bene voglio alla mia mamma che mi ha regalato la gioia della vita anche nel profondo sacrificio della stessa.
Ma come sarà il Valle Luna a monte?
Il torrente nasce vicino a Velate sotto le pendici del versante occidentale del Monte San Francesco e se nel primo tratto si chiama Valle di Casciago nel secondo si chiama Valle Luna. Le terre della valle, depositi glaciali grigiastri, sembrano i terreni lunari. Forse è questo il motivo del nome. Nella zona pianeggiante riceve le acque del Torrente Molinazzo che nasce alla Carnaga di Varese e alla Madonnina di Bobbiate e più significativamente nei pressi della fornace del Faido a Masnago. L'area pianeggiante della Schiranna è molto vasta e sicuramente il Torrente Vellone, definito fantasma di Varese, confluiva verso il lago passando proprio dalla zona dove un tempo c'era il Cinema Vela a Masnago (attuale Via Caracciolo – Via Monguelfo). Il termine “Vela” ricorda Velate da dove nasce il Vellone che sarebbe meglio chiamare Vallone per la vastità della valle nella zona della Fonte del Ceppo. Mamma mia la curiosità e l'osservazione che viaggi ci fanno fare, diceva Enzo Jannacci: “Senza la curiosità nulla è vita”. Un giovane mi ferma e mi racconta una storia legata al lavatoio della Valèta, strano che mi venga raccontata da un giovane. Entro in questa valle da Casciago, ed in particolare da Via Tre Valli, sita vicino alla Chiesa di Sant'Agostino, e vedo immediatamente un bellissimo lavatoio in un posto di pace e tranquillità magnifica. Il lavatoio prende le acque da un ruscello che seguo e mi trovo davanti a sua maestà, la testa del fontanile. Le acque in pressione vengono a giorno dai tini, detti “occhi del fontanile”, undici per la precisione. Le acque sono tiepide, tipica temperatura delle acque di falda che è pari alla media delle temperature annuali, infatti 12°. Vicino al fontanile, il torrente Valle Luna che in questo sito ha poca acqua. Mi incammino verso valle lungo il torrente e trovo vicino al ponte della ferrovia che collega Varese a Laveno delle bellissime sorgenti pietrificanti di grande dimensioni. I travertini, rocce sedimentarie, che si stanno formando in questi ambienti molto delicati mi riportano la mente alle lezioni di geochimica quando mi spiegavano come si formano e che l'elemento sostanziale è l'acqua ricca di calcio. Dal Campo dei Fiori verso il lago spesso si ritrovano queste meravigliose deposizioni. Il silenzio, interrotto dal rumore del passaggio del treno, mi ricorda la frase di Lucio Dalla “Ah…felicità su quale treno della notte viaggerai, lo so che passerai ma come sempre in fretta e non ti fermi mai”. Una poesia mi corre in mente scritta tempo fa, in un momento piacevole della mia vita.
La felicità dei momenti
Un pomeriggio, sulla riva erosa di un fiume. Il fiume aspetta la piena, la sua felicità. I segni rimangono nella sua vita. Quella piena gioiosa che segna il suo tempo. Restano i ricordi lungo le rive, dove noi ci fermiamo a pensare alle nostre gioie di un tempo. I momenti restano impressi e si visitano i loro segni. La felicità di un fiume per la piena è la nostra per la felicità vissuta e tutto si ripercorre riscoprendo i segni.
La vegetazione di questi luoghi, il profumo di aglio e la fitta vegetazione. La natura morta dentro le formazioni calcaree dei travertini, che torna in vita per un naturalista. Quante emozioni naturalistiche in questa città che spesso viene vissuta solo per gli artefatti giardini e dimentica queste spettacolarità naturali.
Dr. Paolo Pozzi