Alla ricerca di Tutori del Bosco italiano
Negli ultimi quattro-cinque anni in Europa, ed in Italia, i boschi e le foreste sono stati oggetto di studio e rinnovamento da un punto di vista normativo.
I cambiamenti climatici e i sempre più frequenti “eventi straordinari”, la mancanza di coordinamento delle filiere boschive, e la perdita di identità dei luoghi forestali, hanno condotto lo Stato e le Regioni ad adottare misure urgenti.
Il Piano strategico delle Foreste ha consentito un importante passaggio storico della politica forestale.
Ora possediamo il Testo unico in materia di Foreste e Filiere forestali, noto con la sigla TUFF, una legge quadro che declina i programmi forestali regionali, gli indirizzi territoriali e i singoli Piani di gestione forestale.
C’è tutto quello che vorremmo desiderare: garantire la salvaguardia nella estensione boschiva, nella distribuzione e nella ripartizione geografica, preservare la diversità economica e bio-culturale; promuovere la gestione attiva delle sue funzioni ambientali, economiche e socioculturali.
Durante la pandemia, le singole Regioni hanno emesso bandi indirizzati agli Enti locali per tutelare i boschi di proprietà, e per acquisirne nuovi.
Non sono mancati i finanziamenti alle azioni in campo, destinati alle Comunità Montane e/o ai Consorzi Forestali territoriali, che hanno il compito di monitorare il patrimonio forestale locale.
Le diffuse proprietà fondiarie frammentate, i boschi abbandonati, e la mancanza di operatori qualificati nelle sedi territoriali pubbliche non permetteranno di raggiungere – in tempi rapidi - gli obiettivi.
Il passo in avanti sull’affidamento alle Regioni, in materia di formazione per gli Istruttori e Operatori forestali qualificati nell’abbattimento e nell’esbosco, è utile, ma non basta.
Serve investire in tecnici forestali che si affianchino ai proprietari pubblici e privati, per coordinare questi habitat naturali, con nuove forme di gestione associata, e unitaria, del bene.
Servirà anche ridare al bosco il suo ruolo multifunzionale, a partire dal limitare il degrado del suolo e arrestare la perdita di biodiversità, per arrivare a progettare moderne filiere produttive, soprattutto con i giovani.
Ma questo è un percorso di maturità culturale.
Dr.ssa Anna Zottola
Agronoma
Comments