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Aspetti paesaggistici del pino silvestre

Il pino silvestre ovvero l'albero delle brughiere era il sempreverde più popolare nel mondo rurale delle aree pedemontane tanto che per la nostra gente ogni tipo di aghifoglia sempreverde veniva semplicemente chiamata "pino" ed io quando parlo di pini e di brughiere, di riflesso evoco i racconti degli anziani che negli anni trenta del novecento sono cresciuti ai bordi di queste pinete, allora più estese e compatte di quanto non lo siano oggi, dove poteva succedere che entrando per raccogliere legna o cercare i funghi qualcuno perdesse l'orientamento; in quel caso il vicinato entrava nei boschi a chiamare a gran voce i dispersi. Qualcuno a volte vagava per giorni nella selva per poi trovarsi in paesi situati ai margini opposti della medesima brughiera. Il pino era noto tra la gente anche per le sue proprietà curative; le pigne le gemme e la resina venivano usate in modi diversi contro le affezioni delle vie respiratorie e gli aghi sotto forma di decotto venivano bevuti a bicchieri durante i pasti per curare la gotta. Nei costumi popolari era l'albero che i coscritti di leva giunti al diciannovesimo compleanno andavano nei boschi a tagliare per portarlo in paese ed issarlo al centro della piazza. L'albero di Natale era un ramo di un pino che veniva allestito appendendovi agrumi e piccoli dolci. Sotto questi alberi, ancora quarant'anni fà, a metà giugno si raccolgievano i mirtilli. Anche dal punto di vista della devozione popolare non possiamo certo trascurare quelle conifere che sono divenute "tabernacoli arborei" come il pino della Madonnina situato nel Parco Pineta di Appiano Gentile e di Tradate che da almeno novant'anni si trova al bordo della strada che da Castelnuovo Bozzente raggiunge Tradate circa all'altezza della diramazione per Pianbosco.


Foto 1 di Enrico Girola



L'albero era anche molto in uso nella carpenteria edile grazie allo sviluppo lineare del suo tronco, inoltre i muratori, quando ultimavano la costruzione di una casa, issavano sul colmo del tetto la cima di un pino silvestre. Questa pianta sempreverde, anticamente molto diffusa nella pianura padana, nel corso dei secoli ha progressivamente lasciato il posto alle aree agricole e la sua presenza è diminuita anche nelle selve.

Ora, da qualche decennio, si sta riducendo ulteriormente per motivi che sono oggetto di studio da parte di esperti del settore¹.

Alla "popolarità" se vogliamo un po' folcroristica di questo albero non è stata corrisposta altrettanta attenzione nel censimento delle piante monumentali²; infatti nelle regioni dell'areale alpino solo la Regione Friuli-Venezia Giulia, che, per inciso, è la regione che in assoluto ha individuato il maggior numero di alberi monumentali, ha censito ben quattro esemplari di pini silvestri di cui tre come alberi "isolati" in ambito "rurale" ed uno all'interno del parco di una villa storica; Questa particolare attenzione sia in termini numerici sia per i siti in cui questi alberi sono individuati dà la sensazione che la regione Friuli abbia voluto rimarcare il rapporto tra alberi e paesaggio agreste circostante in cui essi sono o erano un tempo inseriti. La Regione Piemonte ne ha individuati due in ambito forestale montano così come la Provincia Autonoma di Trento, mentre la Regione Lombardia, la regione Veneto e la Provincia Autonoma di Bolzano, all'interno del loro territorio non ne hanno per niente individuati. Malgrado questa assenza di alberi monumentali censiti, i nostri pini sono tuttora presenti nel paesaggio agrario della zona pedemontana delle brughiere lombarde, sia con elementì singoli ed isolati nei prati e nelle campagne (Foto 1) ma soprattutto sono presenti ai bordi delle aree boscate dove vengono apprezzati d'inverno, quando la luce del sole abbassandosi verso l'orizzonte tinge l'atmosfera di una tonalità calda tanto da esaltare il colore dei tronchi che, emergendo dallo spoglio delle latifoglie, primeggia grazie alla sua superfice "squamata" nella parte apicale, assumendo una colorazione "marrone arancio" che a sua volta sostiene in modo gagliardo le chiome sempreverdi di quel bel verde glauco tipico di queste aghifoglie (Foto 2).


Foto 2



Foto 3



Gli aspetti coloristici del pino non sono certo sfuggiti ai giardinieri/paesaggisti che dal seicento in avanti hanno realizzato i parchi delle regge di tutta Europa dove, vuoi per la preesistenza della conifera sempreverde in sito hanno scelto di mantenerla o, vuoi per precisa impostazione progettuale, le hanno impiantate ex novo; così non è certo raro, ad esempio, trovarli disseminati all'interno del parco della reggia di Versaille. Ugualmente, per fare riferimento a parchi a noi più prossimi, la pianta la si può osservare anche nei giardini storici della città di Varese come nel parco di Palazzo Estense dove i suoi colori si affacciano sull'ampio giardino formale con relativo "parterre" (Foto 3 ).


Danze in costume ai piedi del pino monumentale di Fontanabona di Pagnacco, Udine

Foto di Mattia Petruzzi



A cogliere il senso paesaggistico di questo albero, verso la metà dell'ottocento, è stato il pittore vedutista russo Ivan Shishkin che lo ha dipinto con rigoroso realismo e con particolare bellezza in molti i suoi quadri (a tale proposito invito caldamente il lettore a fare una ricerca in internet sotto il nome di questo autore per vedere le sue opere). Anche i giardinieri/paesaggisti di epoca a noi più vicina hanno colto le opportunità offerte dai pini, più in generale e, dal pino silvestre in particolare, per creare parchi impostati scenograficamente su tre diversi "piani orizzontali". In questa tipologia di parco il piano del suolo è dedicato al prato e piccole piante floreali (eriche e azalee), il piano interedio mette in rilievo gli arbusti floreali di pezzatura media (allori e rododendri) mentre il piano alto ospita svettanti le chiome dei pini. Un esempio tipico di questa impostazione progettuale la riscontriamo in un giardino inglese tutelato dal National Trust nel Regno Unito dove un architetto modernista, Patrik Gwynne verso la fine degli anni trenta del novecento realizzò ai margini dell'Esher Common, nella regione del Surrey, la propria casa in stile tipicamente razionalista impostata su in piano rialzato con ampie vetrate sul giardino all'interno di un bosco chiamandola The Homewood ³.

In questa solzione emerge il ruolo importante del pino silvestre come elemento importante per la stratificazione di vedute su piani differenti. In tempi recenti, il nostro pino è divenuto elemento caratteristico del paesaggio di alcuni campi da golf realizzati all'interno delle brughiere, dove con la sua marcata esuberanza coloristica il nostro albero costeggia i lunghi percorsi del green.

Per quanto riguarda la quotidianità, i paesaggi rurali dell'area pedemontana prealpina dove questo sempreverde cresce ancora spontaneo, purtroppo non sempre riescono a conservare l'antico fascino agresrte perchè spesso le vedute sono spezzate dalle fattorie di recente costruzione, realizzate con la tipologia del capannone industriale frutto di prefabbricazione cementizia o, ancora peggio, da più recenti strutture metalliche "telonate" con PVC.

Se tuttavia, con un certo sforzo di fantasia, riusciamo a focalizzare alcuni "cannocchiali visivi" possiamo ancora cogliere la bellezza paesaggistica del nostro amato Pino silvestre.


¹ Aa.Vv. Il deperimento del pino silvestre nelle Alpi occidentali. natura e indirizzi di gestione

https://www.google.com/search?

q=Il+deperimento+del+pino+silvestre+nelle+Alpi+occidentali&oq=Il+deperimento+del+pino+silvestre+nelle+Alpi+occidentali&aqs=chrome..69i57j69i64l2.1978j0j15&sourceid=chrome&ie=UTF-8

² Elenco degli alberi monumentali d'Italia ai sensi della Legge n. 10/2013 e del Decreto 23 ottobre 2014

³ C. Masset, Giardini segreti, L'ippocampo, Milano 2017



Arch. Amilcare Mione




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