Biodiversità che cambia (prima parte)
Spesso non ci accorgiamo che la biodiversità, intesa come la variabilità di piante e animali che compongono gli ecosistemi naturali o modificati dall’uomo, sia cambiata nel tempo, non solo come effetto delle trasformazioni avvenute nell’uso del suolo, ma anche per la comparsa di specie originarie di altri continenti, chiamate specie aliene.
Le specie aliene, anche note come non native, non indigene, esotiche, alloctone, sono organismi viventi introdotti dal loro areale naturale in una area geografica differente, superando le barriere geografiche grazie all’azione dell’uomo. Queste specie sono in grado di sopravvivere nel nuovo ambiente, riprodursi e diffondersi sviluppando a volte un comportamento invasivo, con impatto dannoso, in modo particolare in aree particolarmente vulnerabili, quali aree protette (aree Natura2000, ecosistemi acquatici, Important Bird Areas - IBA, isole,…).
Le specie aliene, in modo particolare quelle invasive, occupano tutti i tipi di ambienti naturali e antropizzati: mari, fiumi, laghi e aree urbane, mettendo talvolta a rischio i delicati equilibri degli ecosistemi, e le vitali funzioni che ci forniscono, chiamate servizi ecosistemici, con un impatto sull’economia e sulla salute umana. Gli impatti delle specie aliene sulle specie native includono: predazione (es. Vespa velutina nei confronti di insetti impollinatori), competizione per lo spazio (es. luoghi di nidificazione) ed il cibo, cambiamento delle catene alimentari (trofiche), ibridazione (Oxyura jamaicensis, anatra gobbo della Giamaica, con la nativa Oxyura leucocephala), danni alle infrastrutture (canali, argini, tubature, manufatti) con diminuzione della resistenza del territorio a fenomeni meteorologici estremi, come le alluvioni, impedimento alla navigazione, danni ai monumenti (es. ailanto), alterazione dei nutrienti nel suolo e della fitosociologia, eutrofizzazione delle acque ( es. giacinto d’acqua), cambiamenti nell'idrologia di un territorio e del regime degli incendi, trasmissione di malattie pericolose per la fauna nativa (scoiattolo grigio che trasmette lo Squirrel Pox Virus al nativo scoiattolo rosso) e per l’uomo (piante allergeniche e tossiche, come Ambrosia e Panace di Mantegazzi, virus trasmessi da insetti e zecche).
Ad esempio, l'introduzione di Myocastor coypus, o nutria, responsabile di danni economici all'agricoltura, ha causato nelle zone di acqua dolce il declino di piante autoctone attraverso l'alimentazione, la distruzione dei nidi degli uccelli, la predazione delle uova, e lo scavo di tane che danneggiano le rive dei fiumi, degli argini e le strutture di irrigazione.
Le specie aliene spesso possiedono un vantaggio competitivo sulle specie native, grazie a caratteristiche genetiche e biologiche, che si riassumono nel termine fitness, grazie a caratteristiche quali:
maggiore fertilità (una femmina di granchio blu depone fino a 8 milioni di uova), intervallo di riproduzione più breve rispetto a specie native, rapida crescita, elevata germinabilità dei semi
alta capacità di predazione, possibilità di utilizzare diverse fonti di cibo (polifagia), es. Popillia japonica
resistenza e capacità di sopravvivenza in habitat degradati, inquinati o antropizzati (incluso l’ambiente urbano), es. pesce siluro
alta capacità di adattamento a condizioni climatiche variabili
rilascio di sostanze allelopatiche dalle radici, che inibiscono la crescita di specie concorrenti, es. ailanto e il Prunus serotina o ciliegio tardivo.
La mancanza di predatori o parassitoidi specifici nell’areale di nuova introduzione favorisce l’insediamento delle specie aliene, che dopo una iniziale fase di adattamento, possono dar corso ad uno sviluppo e diffusione di popolazioni con comportamento invasivo.
L’intensificazione delle attività umane, l’incremento del traffico e delle rotte commerciali, dei flussi turistici e l’urbanizzazione hanno aumentato in maniera significativa a partire dalla fine degli anni ‘50 la possibilità di introduzione di specie aliene in nuove aree. Dati di ricerca mostrano infatti un andamento crescente delle nuove introduzioni di specie a livello globale tra il 1970 e il 2014.
Lo scambio di specie favorito dall’uomo porta all’omogeneizzazione di flora e fauna, ridefinisce i confini classici della biogeografia e ha implicazioni di vasta portata per gli organismi nativi e il funzionamento degli ecosistemi. La legislazione nazionale (es. Biosecurity Act in Nuova Zelanda, adottato nel 1993) e gli accordi internazionali per ridurre l’introduzione di specie aliene sono aumentati notevolmente negli ultimi 100 anni, riducendo le possibilità di introduzione di nuove specie.
Spesso le specie aliene non vengono considerate tali perché presenti da lungo tempo in un territorio, assumendo addirittura un ruolo di icona rappresentativa, utilizzata a scopi turistici. È il caso del rododendro, della fucsia e della Crocosmia (Mombretia) in Irlanda, delle ortensie nelle Azzorre, del fico degli ottentotti (Carpobrotus edulis) in Italia, o perché ritenute simpatiche e erroneamente innocue, come lo scoiattolo grigio. Diversa è infatti la percezione delle persone riguardo all’importanza di tutela della biodiversità e nei confronti delle specie aliene (positiva, negativa, indifferente) legata al contesto culturale, differente da Paese a Paese.
Il cambiamento climatico in atto facilita la diffusione delle specie dopo la loro introduzione, e l’aumento delle temperature crea situazione microclimatiche ottimali per specie termofile. Periodi di estrema siccità, per contro, deprimono le specie native che fanno fatica a resistere alla competizione esercitata dalle specie aliene. Questa situazione ha favorito la proliferazione del granchio blu, Callinectes sapidus, nel mare Adriatico, nell’estate 2023, specie sino allora sconosciuta che abbiamo trovato anche in vendita nei supermercati. Secondo le valutazioni dell’IPBES (2023) https://www.ipbes.net/ias, il gruppo intergovernativo sulla biodiversità e i servizi ecosistemici, le specie aliene sono considerate tra le principali cause di perdita di biodiversità, dopo l’uso e il cambio d’uso del suolo, lo sfruttamento intensivo delle risorse (raccolta, coltivazione, deforestazione, pesca, attività estrattive, commercio illegale di specie selvatiche), l’inquinamento e il cambiamento climatico.
Le possibili vie di introduzione di specie aliene (pathways) devono essere conosciute e gestite, per evitare reintroduzioni.
La Convenzione Internazionale sulla Biodiversità (CBD) ha classificato nel 2014 tutti i pathways di introduzione delle specie aliene, incluso il trasporto attraverso gli scafi delle imbarcazioni e le acque di stivaggio (ballast water).
I pathways percorsi sono diversi, e includono:
l’agricoltura, per coltivazione e per la lotta biologica agli organismi nocivi
l’acquacoltura
i giardini botanici, l’utilizzo di piante a scopo ornamentale
gli animali da acquario/terrario/compagnia
il traffico commerciale
il turismo
il commercio online (Internet trade)
Specie aliene marine sono state favorite nel loro movimento dall’apertura di canali di collegamento tra mari diversi. Un esempio tipico è rappresentato dal Canale di Suez, attraverso il quale sono entrate nel mediterraneo specie originarie del Mar Rosso e dell’Oceano Indiano. In Italia sono state recentemente introdotte due specie aliene invasive, la formica di fuoco, Solenopsis invicta, segnalata in Sicilia come stabilita https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0960982223009740 e il mollusco Dreissena bugensis, conosciuto anche come cozza Quagga https://www.bresciatoday.it/animali/mollusco-dreissena-garda.html, ritrovato nei laghi di
Garda e nel lago Ceresio. La legislazione sulle specie aliene, in continua evoluzione e aggiornamento, è divisa in settori: le specie dannose alle colture agricole sono disciplinate dalla normativa fitosanitaria (Regolamento 2016/2031 e Reg. 2019/2072 di attuazione). Per affrontare il problema degli organismi dannosi alla biodiversità
l’Unione Europea ha adottato
il Regolamento 1143/2014 https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32014R114
sulle specie invasive aliene.
Il rischio costituito da alcune specie è valutato attraverso un processo decisionale con un dossier scientifico (Pest Risk Assessment), con il supporto di un Comitato scientifico e di un Comitato sulle specie invasive aliene, e l’approvazione di una lista di specie di interesse europeo, che devono essere combattute prioritariamente, mediante azioni coordinate da parte delle autorità competenti dei 27 Stati membri.
Le specie attualmente sulla lista europea sono 88: 47 animali e 41 piante, e 30 specie sono attualmente in corso di valutazione. In Italia, il Decreto Legislativo 15 dicembre 2017, n. 230 https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2018/01/30/18G00012/sg recepisce il regolamento europeo e identifica il Ministero dell'Ambiente quale autorità competente per i rapporti con la Commissione Europea, che coordina l’implementazione della normativa, svolta dai competenti servizi delle Regioni.
Le attività di ricerca, sorveglianza e monitoraggio, e l’adozione di misure di eradicazione o contenimento richiedono la disponibilità di dati scientifici e distribuzione spaziale delle specie aliene in Europa.
A questo scopo è stato costituito dal Centro Comune di Ricerca della Commissione Europea il Sistema informativo europeo sulle specie aliene (EASIN) https://easin.jrc.ec.europa.eu/easin, con l’obiettivo di semplificare l’accesso ad informazioni scientifiche e dati sulla distribuzione delle circa 14.300 specie aliene e aliene invasive presenti in Europa, in collaborazione con le autorità competenti degli Stati membri.
EASIN inoltre vuole aumentare la consapevolezza delle persone sugli impatti delle specie aliene e incoraggiare un comportamento responsabile delle persone come proprietari di animali domestici e piante aliene, migliorare la conoscenza scientifica dei cittadini sulla biologia e il comportamento di questi organismi e promuoverne l'impegno e il coinvolgimento diretto nell'individuazione precoce, nel monitoraggio e nella gestione.
Le attività di EASIN forniscono supporto alla ricerca (trend di distribuzione, modelli previsionali), a iniziative legislative, alle decisioni di manager ambientali e organizzazioni sociali impegnate nella protezione della biodiversità europea dai danni derivanti dall’introduzione di specie aliene, inclusi progetti europei quali LIFE o Interreg. EASIN gestisce anche il sistema di allerta rapida tra Stati membri, che consente di segnalare nuovi ritrovamenti di specie aliene di interesse europeo sul territorio. Il ruolo di tutte le parti interessate al problema (stakeholders) inclusi agricoltori, giardinieri, pescatori, cacciatori, associazioni, amministrazioni, aziende, società di gestione di servizi e dei cittadini nella tutela della biodiversità e nel contrasto delle specie aliene è fondamentale.
Essere informati e aggiornati sul problema stimola ad adottare comportamenti responsabili nell’acquisto e nella gestione di specie aliene che possono manifestare un comportamento invasivo una volta sfuggite o qualora rilasciate nell’ambiente, e partecipare attivamente a programmi di monitoraggio territoriale e controllo.
Per questo EASIN attua anche iniziative di educazione, attraverso un corso online https://academy.europa.eu/courses/have-you-seen-an-alien, comunicazione scientifica e coinvolgimento del pubblico, anche tramite social media, allo scopo di creare una comunità di interesse a livello europeo sul tema delle specie aliene.
Queste azioni rientrano nel concetto di Citizen Science, o scienza partecipativa, e si completano con una App e una web App, per segnalare la presenza di specie di interesse europeo.
Solamente incrementando la consapevolezza dei cittadini e attuando azioni coordinate e coerenti tra le politiche ambientali e gli attori che operano sul territorio, e sostenendo la tutela degli ecosistemi sarà possibile gestire un problema in rapida evoluzione quale la diffusione di specie
aliene. – CONTINUA
Dr. Eugenio Gervasini e Dr.ssa Beatrice Melone
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