Combattere gli alieni delle acque dolci
Nonostante occupino solo una minima parte della superficie terrestre (circa l’1,2%), fiumi, laghi ed aree umide ospitano un terzo delle specie di vertebrati e la metà delle specie ittiche ad oggi esistenti. Tuttavia, in questi ecosistemi, la proporzione di specie minacciate di estinzione o estinte è maggiore rispetto alla medesima proporzione in ecosistemi terrestri e marini.
Quando immaginiamo quali siano le principali minacce ambientali che affliggono questi ecosistemi, indubbiamente l’attenzione viene rivolta all’inquinamento oppure alle sempre più frequenti crisi idriche determinate dalla prolungata siccità. Difficile immaginare che a queste problematiche se ne debba sommare (ed in alcuni casi moltiplicare) una terza, quella delle specie aliene invasive.
Sebbene il termine “alieno” possa far pensare ad entità extraterrestri, le specie aliene sono organismi di questo pianeta ma che condividono con gli extraterrestri il concetto di estraneità. La parola “alieno” [dal latino alienus «altrui»] viene generalmente utilizzata per identificare qualcosa di estraneo ad un determinato contesto. Analogamente, in ambito naturalistico, tale termine viene utilizzato per identificare qualsiasi tipo di organismo, sia esso animale o vegetale, che viene trasportato e quindi rilasciato (processo noto come introduzione) da parte dell’uomo in un’area geografica diversa da quella naturalmente occupata dall’organismo stesso che per questo motivo risulta alieno in un determinato contesto geografico. Sinonimi di alieno sono esotico, alloctono,
non-nativo. Solitamente, solo il 10-15 % delle specie aliene introdotte in un ambiente riesce, in seguito al rilascio in natura, a riprodursi autonomamente (ovvero senza ulteriori input da parte dell’uomo) ed espandersi divenendo così invasiva. Questa porzione di specie aliene è quella che desta le maggiori preoccupazioni perché forma popolazioni molto abbondanti le quali, a loro volta, sono quelle che causano i maggiori danni ambientali quali, ad esempio, l’estinzione o il declino di specie native e il degrado degli habitat.
Diversi sono i meccanismi attraverso i quali gli impatti ambientali delle specie aliene si manifestano. Tra questi, le specie aliene possono essere nuovi predatori per le specie native oppure possono competere con esse per le risorse alimentari. Le specie aliene possono inoltre introdurre nuovi agenti patogeni, causare una perdita del patrimonio genetico attraverso il processo di ibridazione o alterare, attraverso le proprie attività (alimentazione, costruzione di rifugi), alcune caratteristiche dell’ambiente in cui vengono introdotte.
Il fenomeno delle specie aliene invasive non interessa solo le acque dolci, ma questi ecosistemi risultano esserne particolarmente suscettibili per due principali motivi: gli ecosistemi dulcacquicoli sono assimilabili per certi versi a delle isole, motivo che li rende più vulnerabili all’ingresso di nuovi colonizzatori per la mancanza di un naturale adattamento a questi ultimi; laghi, fiumi ed aree umide sono tra gli ecosistemi maggiormente sfruttati dall’uomo sin da epoche storiche e sono dunque caratterizzati già da forti pressioni debilitanti che li rendono meno resistenti all’introduzione di specie aliene e favoriscono l’adattamento di queste ultime. Né le specie aliene invasive sono un fenomeno che interessa un particolare gruppo di organismi; tuttavia, nelle acque dolci, la maggior parte delle specie aliene è rappresentata da animali ed una grossa percentuale di questi è rappresentato da pesci. Dal momento che circa un terzo delle specie ittiche risulta ad oggi minacciato d’estinzione, è fondamentale adottare strategie gestionali in grado di contrastare la tendenza negativa che oggi osserviamo nei popolamenti ittici, partendo dalla lotta alle specie aliene invasive.
Schema rappresentante le diverse definizioni di specie aliena, le fasi di introduzione, i meccanismi di impatto e i due principali impatti
L’alieno gigante nei laghi e fiumi italiani.
In Italia, esistono 55 specie ittiche native a fronte di ben 57 specie ittiche aliene invasive e/o naturalizzate. Tra queste, la specie più emblematica è senza dubbio il pesce siluro Silurus glanis. Preceduto dalla sua fama, il pesce siluro, anche chiamato pesce gatto europeo, è noto per essere il più grande pesce d’acqua dolce in Europa. Può raggiungere i 3 metri di lunghezza e pesare oltre 150 kg. È originario dell’Europa centro-orientale e dell’Asia occidentale ed è stato introdotto in Europa occidentale a partire dal XIX secolo. Appartenente alla famiglia dei pesci gatto (Siluriformes), ha un aspetto caratteristico e si distingue anche dagli altri pesci gatto per le seguenti caratteristiche:
• Presenza di una coppia di barbigli mascellari molto lunghi e 2 coppie di barbigli mandibolari più corti
• Ampia bocca con mandibola più sviluppata e prominente
• Occhi molto più piccoli in proporzione al cranio
• Pinna caudale a delta/trapezio, non forcuta
• Corpo allungato e sinuoso
Il siluro in Italia è considerato una specie aliena invasiva, la cui diffusione è imputabile prevalentemente all’uomo e soprattutto alla pesca.
Il siluro è un predatore vorace ed è quindi considerato, date anche alle dimensioni che raggiunge, una minaccia per biodiversità locale.
La specie è infatti inserita nelle liste nere di molte regioni italiane e Stati Europei, al punto che il rilascio di questa specie in seguito alla cattura è proibito in questi territori.
Tuttavia, questa regola non viene ampiamente accettata e rispettata da molti pescatori, limitando così l’efficacia dei piani di contenimento attuali.
Inoltre, sebbene l’ecologia e la biologia della specie siano state ampiamente studiate negli habitat fluviali, si hanno poche informazioni disponibili per gli ecosistemi lacustri, limitando di conseguenza la capacità di identificare precocemente la presenza e diffusione della specie in questi ambienti e riducendo ulteriormente l’efficacia del contenimento delle popolazioni già naturalizzate.
LIFE PREDATOR è un progetto di durata quinquennale iniziato a settembre 2022 e co-finanziato dalla Commissione Europea (LIFE21 NAT/IT/PREDATOR), dalla Fondazione Cariplo, Regione Lombardia, Ufficio Caccia e Pesca del Canton Ticino ed altri due co-finanziatori portoghesi.
Capofila del progetto è l’Istituto di Ricerca sulle Acque del CNR (IRSA CNR) e fanno parte del consorzio altri cinque partner di Italia, Portogallo e Repubblica Ceca.
Il progetto propone una strategia multipla allo scopo di prevenire, identificare e contrastare la diffusione del pesce siluro e contenerne le popolazioni già naturalizzate nei laghi dell’Europa meridionale ed in particolare in Italia e Portogallo.
Pertanto, gli obiettivi specifici di LIFE PREDATOR sono:
• Prevenire la diffusione della specie attraverso attività di divulgazione indirizzata al vettore principale della diffusione della specie (i pescatori).
• Sviluppare un sistema di identificazione precoce in laghi naturali ed invasi, impiegando tecniche molecolari di ultima generazione (DNA ambientale) e coinvolgendo squadre di pescatori selezionate e formate all’interno del progetto.
• Contenere le popolazioni esistenti attraverso campagne di cattura selettive ed efficaci e promuovendo lo sfruttamento gastronomico del siluro stesso.
I principali risultati e benefici attesi al termine del progetto sono:
• Sviluppare una mappa di ecosistemi maggiormente a rischio dall’invasione del siluro e che necessitano azioni prioritarie.
• Sviluppare e promuovere tecniche efficaci ed applicabili per il monitoraggio della qualità degli ecosistemi lacustri anche attraverso tecniche molecolari innovative.
• Sviluppare un protocollo effettivo per controllare e contenere le popolazioni di siluro naturalizzate ed individuare tempestivamente ed eradicare le nuove popolazioni.
• Incrementare la pressione di pesca al siluro al fine di contenerne i popolamenti tramite la collaborazione con i pescatori professionisti e la promozione di una rete di economia circolare basata sullo sfruttamento del siluro come risorsa alimentare.
• Sensibilizzare la popolazione sulla tematica delle specie aliene invasive anche attraverso piani educativi indirizzati alle scuole.
• Proteggere ed incrementare la biodiversità dei laghi.
• Stabilire una rete di collaborazione tra istituzioni ed altri portatori di interesse al fine di limitare la diffusione del siluro ed altre specie aliene.
La strategia proposta dal progetto rispecchia la strategia suggerita e richiesta dall’Unione Europea nella direttiva dedicata alle specie aliene invasive (regolamento (UE) n. 1143/2014) e rappresenta un modello di gestione trasferibile anche ad altre specie aliene.
Per approfondimenti sulle tematiche affrontate:
https://wwfint.awsassets.panda.org/downloads/world_s_forgotten_fishes__report_final__1.pdf
https://www.iucn.org/our-work/topic/invasive-alien-species
https://www.mase.gov.it/pagina/life
https://environment.ec.europa.eu/topics/nature-and-biodiversity/invasive-alien-species_it?etrans=it
Dr.ssa Vanessa De Santis
Dr. Pietro Volta
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