I corridoi ecologici
È curioso vedere come a fronte delle tragedie dovute ad eventi meteorologici estremi come lo sono le "bombe d'acqua" che con sempre maggiore frequenza si abbattono sulle aree abitate producendo devastazioni e vittime, i mezzi di informazione e di riflesso la pubblica opinione cerchino di spostare l'attenzione verso improbabili cause quali la mancata manutenzione dei boschi o la mancata realizzazione di opere di protezione degli argini.
Nessuno sviscera mai uno dei quesiti principali che è quello del perchè questi edifici e queste aree urbanizzate siano state costruite in prossimità o addirittura sopra fiumi e torrenti, spesso intubandoli e creando in questo modo i presupposti per intoppi ed intasamenti; infatti in condizioni di magra questi corpi d'acqua sono asciutti ma, nei momenti di piena, diventano causa di distruzione e di morte.
A proposito di ciò, non credo ci sia bisogno di indicare puntualmente i fiumi e torrenti delle nostre città che sono stati oggetto di "tombatura".
Questa pessima e consolidata abitudine continua tutt'ora malgrado dal 1984 il "Decreto Galasso" divenuto poi legge 8 agosto 1985 n. 431 abbia esplicitamente stabilito di vietare qualsiasi edificazione entro 150 metri dall'alveo di fiumi torrenti e ruscelli.
I vincoli della "431" erano finalizzati alla tutela dei paesaggi naturali ed avevano l'obiettivo finale di giungere ad una pianificazione paesaggistica del territorio.
In particolare le fascie di rispetto dei fiumi introducevano il concetto dei corridoi ecologici con la funzione di ricostruire una connessione tra i territori naturali che le aree urbane avevano interrotto.
Purtroppo l'allergia che il nostro paese ha sempre avuto nei confronti della pianificazione territoriale e il fatto che allora (1984) il territorio urbanizzato si era già esteso a molte aree attraversate da corsi d'acqua portò ad indebolire i vincoli di rispetto delle distanze previste dal Decreto Galasso.
Vennero infatti apportate una serie di correzioni ed aggiustamenti normativi tali da rendere sensibilmente inefficace questa norma che ora rimane presente nelle zone naturali che teoricamente dovrebbero essere di per sè gia tutelate.
(Quanto appena detto naturalmente non tiene in considerazione dell'abusivismo edilizio endemico che nel nostro paese è sempre presente come puntualmente scopriamo in coincideza di ogni nuovo evento meteorologico estremo).
È successo così che dall'ormai lontano 1984 l'idea del corridoi ecologici di fatto non ha preso forma in quanto non è nata una cultura ambientale tale da generare norme e regole che ne agevolassero la loro nascita e i loro sviluppo.
Probabilmente nessuno si aspettava che ci arrivassero tra capo e collo, a mò di "maledizioni divine" gli eventi meteorologici estremi con il loro carico di devastazione e di morte.
Da notare che se avessimo operato in modo intelligente con la realizzazione di questi corridoi, essi sarebbero divenuti delle aree di sfogo che avrebbero potuto evitare o almeno minimizzare i danni.
Ora che la "frittata è stata fatta" non ci resta che fare molta attenzione al meteo ed in particolare agli allarmi emanati dalla protezione civile evitando possibilmente di esporci a rischi incombenti e inoltre, dovremmo imparare a consultare le mappe del rischio idrogeologico e quelle del rischio alluvione per capire in che situazione risiediamo abitualmente.
La consultazione di queste mappe dovrebbe infine essere una condizione necessaria nei casi dovessimo cambiare residenza o comperare casa.
Se cominciassimo tutti ad esercitare queste buone pratiche, manderemmo anche un segnale importante agli addetti ai lavori delle costruzioni, i quali comincerebbero a costruire avendo più attenzione ai rischi tipici dei territori e di conseguenza farebbero più attenzione all'ambiente.
Un raro esempio di corridoio ecologico "anter litteram" si trova a Bolzano lungo il torrente Talvera che separa
la città vecchia dalla città nuova. Come si evince dall'immagine il torrente possiede un'ampia fascia verde
ad uso pubblico che "tiene lontano" dal corso d'acqua le costruzioni.
Arch. Amilcare Mione
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