I Portasassi
I portasassi (Trichoptera) sono insetti anfibi che, allo stadio larvale, si sviluppano e vivono nel greto dei corsi d'acqua, nascondendosi ed ancorandosi sotto le pietre. Hanno forma di un tubicino cilindrico con diametro delle cannucce delle bibite, con lunghezza di circa tre/quattro centimetri. Questo piccolo cilindro i portasassi se lo costruiscono attorno al corpo raccogliendo dal greto dei corsi d'acqua minuscoli sassolini (da ciò il loro nome) e resisui legnosi , incollandoli poi tra di loro. È una sorta di piccola casa all'interno della quale rifugiarsi. La loro presenza è indice di salubrità dell'acqua del torrente o del fiume in cui vivono, perciò possiamo definirli indicatori di qualità e sostenibilità ambientale. A tal proposito ricordo che, alla fine degli anni sessanta, noi ragazzini delle colline comasche trascorrevamo le estati recandoci al torrente per fare il bagno, o a pescare piccoli pesci che guizzavano nell'acqua pulita. Non avevamo certo alcuna particolare sensibilità ambientale, anche perchè in quel tempo l'ambiente in cui vivevamo era ancora sano e ci consentiva una vita spensierata. In particolare per pescare usavamo dei lombrichi come esca, ma quando questi finivano, cercavamo tra le pietre del greto del torrente i portasassi. Trovato l'insetto, spezzavamo in due il piccolo tubicino fatto di pietruzze ed estraevamo la larva per infilarla nell'amo. Così, tra la pesca e i bagni, trascorrevamo le nostre vacanze estive.
La nostra spensieratezza finì il giorno in cui successe l'irreparabile: trovammo l'acqua del torrente di un colore violaceo. Si seppe che a sporcare l'acqua era una tintostamperia, un capannone costruito in un bosco, lungo la nuova strada provinciale in prossimità del torrente. Gli scarichi delle lavorazioni della tintostamperia finivano nel torrente senza alcun processo di depurazione.
Era successo, in buona sostanza, che le attività di tintostamperia, sino ad allora collocate attorno alla città di Como, furono delocalizzate verso la collina comasca. I torrenti come il Seveso ed il Lura divennero tra i più inquinati d‘Italia. Le nuove attività portarono nuove professioni quali gli stampatori, i fotoincisori ed i lucidisti, ma suscitarono le proteste dei tanti che non accettavano l'inquinamernto delle acque. Gli amministratori pubblici dovettero correre ai ripari, ed assieme alle associazioni di categoria recuperarono consistenti finanziamenti per la realizzazione dei depuratori e dei collettori fognari. Questa operazione durò almeno una decina d'anni e culminò con l'avvio dei depuratori e l'obbligo per le tintostamperie di allacciarsi agli impianti di depurazione. Quando la depurazione delle acque entrò a regime, le attività di tintostamperia cominciarono a delocalizzare verso Paesi dove la sensibilità ambientale ancora non esisteva. Oggi sono rimaste operanti sui territori della collina comasca solo quelle tintostamperie che hanno puntato sulla qualità e per questo temono meno la concorrenza dei prodotti d'importazione. Come effetto collaterale di questa delocalizzazione delle attività di tintostamperia verso i paesi d'oriente, molte persone dovettero trovarsi un nuovo lavoro. Per la gente della collina comasca l'effetto della crisi venne attutito dal frontalierato con la vicina Svizzera.
Recentemente ho fatto una verifica in vari punti dell'alveo del torrente e, al netto dei problemi dati dalla siccità, ho scorto ancora alcuni pesci. Andando a cercare sotto le pietre non ho trovano più i portasassi. Segno evidente che, pur avendo allacciato gli scarichi fognari ai depuratori, le acque che affluiscono nei torrenti durante i periodi di pioggia, dilavando le aeree urbanizzate, portano tuttora elementi inquinanti di vario genere, tali da non consentire ai portasassi di riprodursi e svilupparsi.
Arch. Amilcare Mione
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