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Il Cardinale Angelo Maria Durini, un paesaggista "ad honorem"

Villa Balbianello è stata la residenza storica del FAI più visitata nel 2019 (dato precedente al covid).

È indubbio che questo risultato è dovuto alla singolare bellezza del sito e del paesaggio lacustre che la avvolge; bisogna però dare atto alle capacità organizzative e alla qualità manutentiva che il Fondo per l'Ambiente riesce a mettere in campo nei beni di cui è proprietario. Per questo successo poi, è stata strategica la generosa lungimiranza dell'esploratore Guido Monzino, che la donò al "Fondo" nel 1988. L'elenco dei riconoscimenti non può inoltre trascurare i molti giardinieri che durante gli oltre duecento anni di vita di questo complesso si sono adoperati per la realizzazione del giardino così come oggi lo possiamo apprezzare.

Dobbiamo tuttavia ricordare a questo punto che il merito di avere individuato il sito, di avere finanziato e fatto costruire questa magnificenza è tutto del Cardinale Angelo Maria Durini che nel 1788 acquistò un vetusto e fatiscente convento francescano con relativa chiesetta per trasformarlo in una villa di delizia.

Il Cardinale, importante figura ecclesiastica del XVIII secolo, dedicò gli ultimi anni della sua vita al mondo della cultura, una passione questa che lo ha sempre accompagnato(1).

Egli andò a vivere a villa Mirabello presso Monza nel palazzo padronale del suo casato. Una villa di delizia immersa nel paesaggio agreste della Brianza collocata su un terrazzo che si affaccia sul fiume Lambro. Appena stabilitosi il Durini decise di edificare una seconda residenza più piccola e di chiamarla villa Mirabellino(2).

Essa, situata a circa seicento metri di distanza dalla villa principale, venne collegata mediante un lungo viale alberato di carpini. La funzione di questa seconda residenza era quella di ospitare ed intrattenere intellettuali e letterati suoi amici, cultori del pensiero illuministico e neoclassico milanese come il Parini, il Verri, il Balestrieri, il Passeroni, e il Giulini. Proprio in quegli anni la Regina Maria Teresa D'austria in adiacenza al parco di villa Mirabello decise di costruire una grande dimora per il figlio Ferdinando D'Austria-Deste dando incarico a Giuseppe Piermarini di progettare ed eseguire la Villa Reale di Monza. Il Durini nel frattempo maturò l'idea di andare a vivere sul lago di Como. Acquistò infatti villa Balbiana, un antico palazzo dell'aristocrazia comasca. Naturalmente il Cardinale non rinunciò all'idea di realizzare, come presso villa Mirabello di Monza, un sito dove ospitare amici letterati individuando per questo la punta della penisola Lavedo come luogo ideale.

Anche qui, come al Mirabellino, decise di attribuirgli il nome in forma diminutiva della sua residenza principale ovvero "Balbianello".

La posizione meravigliosa per il suo affaccio su tre lati verso l'ampia superficie lacustre con ameni scenari montani ha anche il pregio di essere visivamente protetta alle spalle dal colle boscato del dosso di Lavedo che gli conferisce una naturale riservatezza.

Con questa acquisizione il Durini esplicitò il grande intuito del paesaggista nella scelta del luogo, e il geniale senso del paesaggio nel momento in cui decise di collocare l'edificio principale della villa nella zona più alta del sito, una loggia con affaccio contrapposto sulle due stupende vedute offerte dal lago, una sorta di "gloriette" su cui si innestano lateralmente la sala della lettura e quella della musica, luogo ideale per ispirare poeti e cultori dell'arte suoi amici.

Diversamente da altri interventi coevi su siti religiosi espropriati dove le chiese venivano generalmente demolite, il Durini, nella sua veste di eminente figura religiosa, scelse di restaurare l'antica chiesetta.

Questa si è rivelata una operazione magistrale in quanto è riuscita a caratterizzare il sito particolarmente per coloro che lo osservano dal lago.

Il corpo più sobrio del complesso è dato dell'edificio dedicato agli alloggi degli ospiti, realizzato parzialmente in sovrapposizione all'antico cenobio.

La veduta dell'insieme non può certo trascurare la darsena a lago con la lunga scalinata di collegamento agli edifici soprastanti.

Il giardino, così come oggi si presenta, è invece frutto di interventi successivi sia per quanto riguarda la parte botanica sia per le opere esterne di finitura e le opere d'arte e questo lo si può verificare osservando le stampe di primo ottecento ma, anche leggendo le note di personaggi famosi come Silvio Pellico che nel 1819 scriveva... "Amico Ferdinando, se tu ed io fossimo qui – su questa penisola romita, montuosa, sublimemente selvaggia – scogli di qua scogli di là le onde che ti assediano la casa, una casa elegante, una delizia nel deserto, non so se protetta o minacciata da un dosso, tutto bellezza e tutto orrido di rupi – due rami del lago, uno tutto ridente di abitazioni (la Tremezzina) l’altro tutto mesto e solitario come l’anima mia, e spesso la tua."(3)

Il successo riscosso da villa Balbianello, suffragato dagli ospiti famosi che l'hanno frequentata dalla fine del settecento e per tutto l'ottocento, ha contribuito in tempi a noi più prossimi, all'apposizione su questo bene di vincoli paesaggistici ed ambientali.

Questi vincoli hanno evitato che lo stesso venisse accerchiato dell'edilizia residenziale e dall'urbanizzazione che negli ultimi cinquant'anni ha aggredito inevitabilmente anche le sponde del Lario e non solo.

Sono molti infatti i contesti storici e paesaggistici italiani che oggi si trovano in uno stato di degrado a causa di questa aggressione.

Le vicende storiche che hanno interessato il dosso di Lavedo e del Balbianello sono per noi oggi emblematiche per comprendere quanto sia arduo e impegnativo tutelare il paesaggio ma ci permettono nel contempo di valorizzare la figura del Cardinale Angelo Maria Durini nel ruolo di geniale paesaggista.



(1) Volendo approfondire le conoscenze  su questa figura si consiglia il libro di Cristina Geddo "Il Cardinale Angelo Maria Durini un mecenate lombardo nell'Europa dei Lumi fra arte, lettere, e diplomazia

(2) Villa Mirabello e villa Mirabellino oggi fanno parte del Parco di Monza e sono collocati tra la villa Reale e l'autodromo

(3) lettera di Silvio Pellico all'amico Ferdinando Rossi di Vandormo del 30 luglio 1819.



Arch. Amilcare Mione



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