Il nocciolo, coltivazione con interessanti margini di reddito ma attenzione a patologie e parassiti
La domanda di mercato delle nocciole è in forte e continua ascesa: la produzione mondiale si aggira infatti sulle 740.000 tonnellate, registrando un aumento del 35% negli ultimi 15 anni. L'Italia, con una superficie investita di 75.000 ettari, produce circa il 13% delle nocciole a livello mondiale, per una produzione di 120.000 tonnellate, ma importa il 43% del suo fabbisogno annuale, attingendo in gran parte dalla Turchia, che rappresenta il primo produttore mondiale.
La coltivazione delle nocciole è estremamente redditizia e sostenibile, con varietà nazionali di estrema qualità, e può consentire di recuperare alla coltivazione le zone collinari abbandonate. Si tratta inoltre di un investimento sul futuro, in quanto si prevede che la domanda di nocciole continui a crescere ancora nei prossimi 40 anni. Se si considera che la resa media della coltura in Italia è di 1,6 tonnellate ettaro, con un valore medio a tonnellata attuale di 2.500 euro, variabile a seconda della qualità del prodotto, della varietà e dalla disponibilità del mercato in funzione dell'andamento meteo dell'annata, la coltivazione delle nocciole risulta interessante, con una resa che si aggira intorno a 4.000 euro.
La coltivazione del nocciolo è relativamente semplice; infatti, il nocciolo è una pianta versatile e rustica, adatta alla coltivazione in collina e in pianura, purché i terreni non siano troppo pesanti o molto compatti, ed è indicata per aree con assenza di ritorni di freddo nel periodo primaverile. La coltivazione prevede la messa a dimora di circa 625 piante ad ettaro per le varietà meno vigorose, con sesto d'impianto di 4 x 4 metri, fino a 278 piante ad ettaro (sesto d'impianto 6 x 6 m) per le varietà più vigorose nei terreni più fertili. Le forme di allevamento più comuni sono il cespuglio, il vaso cespugliato, l'alberello oppure le piante sono condotte a siepe. Attualmente, sono sempre più diffuse varietà innestate su piede non pollonifero, che permette un risparmio di manodopera nella gestione della coltivazione.
Per la messa a dimora è importante effettuare un'analisi preliminare del suolo al fine di verificare che esso sia vocato per la coltivazione; la preparazione del terreno prevede un'aratura profonda, un'eventuale ripuntatura, la concimazione di fondo e la creazione di file leggermente baulate, intercalate da fossi o fognature di drenaggio. La piena produzione della coltivazione si raggiunge dopo circa 8 anni dall'impianto, con una vita produttiva di 25-30 anni. Le operazioni colturali più onerose sono la potatura, la raccolta, la spollonatura (che incide fino a 50 ore /ha) e la difesa, che negli ultimi anni ha assunto rilevante importanza al fine di ottenere buone rese quantitative e qualitative.
Il panorama varietale è abbastanza vasto e occorre porre attenzione ad inserire varietà che fungano da impollinatori dove occorra. È fondamentale partire da materiale vivaistico certificato, esente da malattie fungine e batteriche. Le varietà di maggiore interesse sono la Tonda Gentile delle Langhe, la Tonda Gentile Romana e la Tonda di Giffoni. La messa a dimora prevede l'utilizzo di piante autoradicate con polloni basali oppure, per ridurre i costi della spollonatura, si sta diffondendo la pratica dell'innesto su Corylus colurna L. (nocciolo turco) o di incroci di C. colurna × avellana non polloniferi.
Come già accennato, la difesa fitosanitaria è fondamentale per ottenere produzioni di qualità e buone rese; questo aspetto negli ultimi anni si è complicato a causa della diffusione di nuove malattie e parassiti e per la recrudescenza di avversità fungine già conosciute, la cui gestione è resa difficoltosa a causa delle limitazioni nell'utilizzo e delle revoche di alcuni principi attivi. La difesa risulta ancor più difficile per le coltivazioni in regime biologico, nelle quali risulta importante scegliere le varietà più rustiche o meno sensibili a certe malattie come, ad esempio, il mal bianco nelle sue diverse specie, l'eriofide delle gemme (Phytoptus avellanae) e l'Anisogramma anomala, agente fungino della malattia conosciuta come Eastern Filbert Blight (EFB). In regime biologico, con la limitazione delle quantità di fungicidi rameici ammessi per ettaro all'anno, diventa in talune annate problematica la gestione delle malattie batteriche (Pseudomonas avellanae e Xanthomonas arboricola pv. corylina) e delle malattie del legno provocate da funghi dei generi Cytospora, Botryosphaeria, Nectria. Tra le avversità più importanti per diffusione è importante citare la cimice asiatica Halyomorpha halys, insetto di recente introduzione negli areali corilicoli italiani, tanto da farlo ritenere insetto chiave per la coltura, e responsabile – se non controllato – di gravi danni qualitativi alle produzioni. Un parassita emergente che nei prossimi anni potrà interessare gli areali corilicoli attorno alla pianura padana è Popillia japonica, i cui adulti sono responsabili di intense defogliazioni delle piante nei mesi di giugno e luglio in prossimità alla raccolta. È inoltre da segnalare la diffusione del fungo Erysiphe corylacearum, agente di mal bianco ben più aggressivo di quello causato da Phyllactinia guttata.
Attualmente la difesa fitosanitaria del nocciolo si basa su linee di difesa integrata e linee di difesa biologica della cultura che vengono aggiornate annualmente, prevedendo anche la registrazione temporanea di prodotti fitosanitari con estensioni d'uso per il nocciolo non previste in etichetta per la gestione di alcune emergenze.
A cura di Andrea Tantardini e Anna Borghi
andreatantardini@libero.it
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