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Il Travertino delle sorgenti pietrificanti

Ricordo che nel leggere questo titolo su un settimanale la mia curiosità fu attratta dalla parola "pietrificanti" tanto da risvegliare in me reminescenze di storie fantastiche, mitologiche e bibliche.

Mi tornarono infatti alla mente figure come il basilisco e la medusa che pietrificavano coloro i quali incrociavano il loro sguardo o il mito della moglie di Lot che venne trasformata in sale solo perchè si volse a guardare indietro.

In realtà nell'articolo non vi era niente di terrificante, ma trattava semplicemente del processo di formazione di un particolare tipo di pietra che io conoscevo bene in quanto usata, anche se con molta parsimonia, almeno sin dall'alto medioevo in molte chiese dell'area prealpina.

Questo materiale è conosciuto sotto l'accezione di "tufo" e, con questa occasionale lettura, ho approfondito le mie conoscenze relative all'origine, alle caratteristiche e alle qualità delle pietre da costruzione presenti negli edifici storici.

L'articolo del settimanale presentava inoltre un percorso didattico organizzato dal Parco del Campo dei Fiori presso le grotte della Valganna dove questo fenomeno di pietrificazione continua a manifestarsi.

Dunque il mio interesse per questo tipo di travertino era legato alla storia dell'architettura in quanto la pietra fu molto apprezzata dai Maestri Cumacini perchè di facile lavorazione. Essa veniva usata infatti per scolpire alcuni elementi di finitura come "archetti pensili e "strombature" di finestre.

Inoltre è molto resistente alle ingiurie del tempo e quindi, resiliente. La cosa singolare è che veniva usata "con parsimonia" probabilmente perchè non era disponibile in grandi quantità e quindi si aveva cura di conservarla per le lavorazioni più impegnative. Il limite di questo materiale è quello di avere un aspetto troppo "rustico" e con l'avvento dell'architettura rinascimentale vennero privilegiate pietre levigabili e lucidabili. Accadde quindi che il travertino delle sorgenti pietrificanti fu destinato solo per realizzare le fontane, i manufatti dei "giardini di delizia" quali i ninfei e le grotte che ricostruiscono scenari naturalistici, paesaggistici e grotteschi. Lo troviamo infatti, assieme ad altre pietre "rustiche" quali le roccaglie di ceppo e i frammenti di stalagmiti e di stalattiti, nei centri storici delle nostre città come elemento caratterizzante alcuni tipi di fontane e nei giardini delle ville storiche, come l'esedra di palazzo Estense a Varese o nelle grotte di Villa Recalcati.

Oltre all'aspetto scenografico questa pietra favorisce il connubio con la vegetazione e con il muschio che riescono, in presenza d'acqua, a svilupparsi e a mantenersi verdi esaltando in tal modo il carattere naturalistico dell'insieme.

Nacque così una nuova tipologia di giardino che ha la sua massima espressione nel fulgore di villa D'este a Tivoli. Questo "modello estetico" caratterizzerà l'arte del verde e dei giardini per i successivi quattrocento anni ed è ancora presente, in alcuni suoi aspetti, nel fantasmagorico Park Güell di Gaudì dove tra tutte le soluzioni decisamente innovative, viene tuttavia riproposta l'idea del grottesco.

La simbiosi tra i giardini e le pietre è presente anche oggi , tuttavia il "motivo ispiratore“ della progettazione dei parchi, non è più l'idea del "grottesco" rinascimentale, ma sono le filosofie e dottrine orientali.

Talvolta semplicemente i progettisti seguono un gusto estetico legato alla "matericità" o agli aspetti "coloristici" della pietra usata.

Nei centri commerciali di florovivaismo troviamo infatti una discreta gamma di rocce e di pietre da usare per i nostri "Rock Garden"; non troviamo più invece il travertino delle sorgenti pietrificanti; ciò probabilmente perchè il gusto del pubblico è cambiato, ma anche perchè il travertino non può essere commercializzato in quanto elemento principale di un Habitat protetto. Infatti la peculiarità dell’ambiente in cui si manifesta il processo di deposizione del travertino è stata valorizzata tanto da venir tutelata con specifica norma dell'Unione Europea.

Nella Direttiva 92/43/ECC “le sorgenti di acqua dura con formazione attiva di travertino o tufo del Cratoneurion commutati” sono considerate come habitat prioritario. Le aree a parco in cui questa pietra è presente sono luoghi di interesse naturalistico, ma anche turistico. Il sito che attrae ogni anno tanti turisti sono i Laghi di Plitvice situati all'interno del parco nazionale più famoso della Croazia che è un bene tutelato dall'UNESCO.

Si tratta di un sistema di laghi sostenuti da sbarramenti in travertino, alti più di 20 metri ed attivi: (i fenomeni di accrescimento sono tuttora in atto).

Il corso d’acqua è dato dalla confluenza di due torrenti con sorgenti drenanti un acquifero carbonatico.

Sono presenti una serie di laghi, connessi attraverso cascate assai spettacolari.

Questo particolare habitat naturalistico è fruibile sia a piedi percorrendo passerelle dedicate e sia con piccoli battelli elettrici nonchè con un trenino.



Arch. Amilcare Mione



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