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La caduta di piante in ambito urbano

Da alcuni anni, durante i mesi estivi, si verificano eventi meteorici di straordinaria intensità, durante i quali alcune piante legnose cadono al suolo. Questi eventi meteorici hanno luogo durante l’estate, soprattutto durante il mese di luglio, con velocità del vento superiore a 70 Km/ora e velocità di raffica fino a 110 Km/ora.


Le cause della caduta di piante sono numerose, sono eventi multifattoriali che portano all’evento finale di cedimento di tutta o di parte di una pianta arborea.

La caduta di piante sane, anche se sottoposte a forze molto intense, è un evento non molto frequente, se paragonato alla caduta di piante malate o con difetti nella struttura.

Le cause di cedimento e caduta di piante in occasione di eventi meteorici straordinari sono le malattie (soprattutto quelle riguardanti i tessuti legnosi del tronco e delle radici come le carie del legno), i difetti strutturali, le distanze di impianto ridotte per i popolamenti arborei, l'utilizzo di specie arboree maggiormente soggette a rotture, cause abiotiche (fulmini), lavori che l’uomo esegue o ha eseguito sulle piante (ricarichi di suolo sugli apparati radicali, potature, tagli di radici).

Le carie del legno sono malattie fra le più pericolose per la caduta delle piante, possono colpire i tessuti legnosi delle branche, del tronco ed anche delle radici.

Sono provocate da funghi che si nutrono delle sostanze utilizzate dalle piante per costruire i tessuti di sostegno (soprattutto lignina e cellulosa), il risultato è la degradazione dei tessuti legnosi, presenti nel tronco e nelle radici.


Le parti colpite sono quelle già morte con esclusive funzioni di sostegno. Le parti vitali dell'albero, in posizione esterna sulle sezioni legnose, deputate alle funzioni di assorbimento, crescita e trasporto, rimangono integre. Di conseguennza le carie non hanno sintomi, se non nella fase terminale della malattia, la chioma delle piante colpite rimane integra ed in buone condizioni. Alcune carie del legno fanno eccezione, provocando sintomi sotto forma di disseccamenti sulla chioma (Gymnopus fusipes su Quercia rossa, Meripilus gigantheus su Faggio).

Le carie del legno sono diagnosticabili, è possibile prevedere e quantificare il rischio prima che un evento di cedimento accada. Sono possibili cure, in dipendenza dello stadio di colonizzazione al quale la malattia è presente, ma la cura più efficace risulta la prevenzione.

Prevenire significa evitare tutte le situazioni che aumentano il rischio di infezioni da carie del legno. Ad esempio potature con tagli di grosse dimensioni, chiarezza circa gli obiettivi che un intervento di potatura deve raggiungere, proporzione tra dimensioni dell'area verde e dimensioni potenziali dell'albero messo a dimora, ferite ai tessuti corticali, utilizzo di piante più suscettibili alle carie del legno, interventi di manutenzione che provocano aumento artificiale dell'età ontologica degli alberi (lavori che fanno invecchiare prima le piante).




Qualche volta i cedimenti di piante intere o di parti di esse sono provocati da difetti strutturali. I principali difetti strutturali che possono provocare cedimenti nelle piante sono biforcazioni del tronco, radici avvolgenti, fenditure longitudinali sugli assi legnosi (crack). Nel primo caso La giunzione fra le due cime può non essere completa ed uno dei due assi può cedere se sottoposto a forze esterne.

Le distanze di impianto in caso di popolamenti arborei influiscono sulla stabilità futura delle singole piante, in quanto numero, dimensioni e tipo di radici formate dipendono dalle sollecitazioni ricevute. Le ridotte distanze di impianto per le piante arboree derivano da modelli produttivi per produzione legnosa (arboricoltura da legno), ma lo schema di impianto è usato a volte anche in ambito urbano. Le ridotte distanze determinano assenza di sollecitazioni per le piante in posizione interna, ciò determina assenza di rami nella parte bassa della chioma, tronco a forma cilindrica per assenza di sollecitazioni, uniformità dei tronchi, altezza elevata in confronto al diametro.

In assenza di sollecitazioni (o con sollecitazioni deboli) gli apparati radicali ed i fusti saranno sotto dimensionati rispetto a forze non consuete, quali sollecitazioni straordinarie in grado di provocare vortici all’interno del gruppo di piante.

Stabile e correttamente dimensionato risulta il gruppo nella sua integrità, le singole piante sono sotto dimensionate se considerate come singoli elementi non facenti parte di un popolamento.

Questa eventualità (piante cresciute in gruppo ma che si vengono a trovare in posizione isolata) può verificarsi in caso di temporali o venti molto forti che provocano vortici interni al popolamento, oppure in caso di incendi che provocano la moria di alcune piante risparmiandone altre, in caso di malattie che colpiscono solo alcune piante (es Scolitidi nei popolamenti di Abete rosso). Il rischio di cedimento per i popolamenti di piante, con schema di impianto utilizzato in arboricoltura da legno, aumenta nel tempo all'aumentare delle dimensioni, non è costante nel tempo.

Alcune specie arboree mostrano una maggiore propensione ai cedimenti, ad esempio Faggio, Tsuga ed Acero di Monte sono soggette a rottura delle biforcazioni eventualmente presenti. Anche in questo caso il rischio aumenta nel tempo, all'aumentare dell'altezza (braccio della leva) e del diametro.

Cedro, Cipresso dell’Arizona e Liriodendro sono specie soggette a rotture di rami e branche, anche in assenza di malattie e difetti strutturali. Alcune specie sono poco soggette a cedimenti di branche, ad esempio Castagno, Farnia, Abete rosso, Larice.

Esistono criteri di intervento e potature che diminuiscono il rischio di rottura, l'operatore arboricoltore dovrà conoscere le caratteristiche delle specie arboree sulle quali lavora, ed adeguare i sistemi di potatura alle singole specie arboree.


Spesso l’uomo contribuisce ad aumentare il rischio di cedimento, soprattutto modificando le quote degli apparati radicali tramite ricarico di suolo, taglio di radici, potature drastiche. Questi tre tipi di intervento possono influire in modo significativo sulla stabilità delle piante.

Il ricarico di suolo sulle radici provoca minor ossigeno a disposizione delle stesse, l'ossigeno proviene per diffusione dall'atmosfera e forma un gradiente all'interno del suolo in direzione della profondità. La quantità di ossigeno è il maggior fattore limitante l'approfondimento delle radici. Questi organi delle piante necessitano di ossigeno per sopravvivere (non tutte le specie allo stesso modo e con alcune eccezioni), assenza o scarsità determinano l'inizio di uno stato di sofferenza, successivamente evolventesi in stato patologico, sintomatico solo tardivamente sulla chioma.


Nell'immaginario collettivo le radici hanno orientamento verticale verso il centro della terra, ma nelle piante arboree adulte non è così. A causa della quantità di ossigeno nel suolo, che si riduce all'aumento della profondità, le radici di sostegno occupano i primi 50 cm di spessore del terreno (con alcune eccezioni, ad esempio in terreni rocciosi). Nelle piante legnose tropicali lo spessore di suolo esplorato dalle radici legnose di sostegno è ancora più ridotto. L'orientamento orizzontale e la scarsa profondità non vanno d'accordo con i lavori edili, fondazioni e massetti occupano lo stesso spessore di suolo. Spesso ad avere la meglio sono le opere edili, con gravi ripercussioni sulla stabilità delle piante arboree.


Le potature drastiche o mal fatte infuiscono sulla stabilità, in funzione della maggior predisposizione dei tessuti legnosi esposti dai tagli ad ammalarsi di carie del legno, con formazione di architetture legnose non stabili nel lungo periodo.

Le potature drastiche provocano modifiche perenni nell'architettura degli alberi, questi reagiscono secondo uno schema evolutivo legato al ringiovanimento ed allo stimolo alla crescita, per evitare la sottomissione agli alberi vicini in caso di cedimenti che riguardino grosse parti di chioma. Negli alberi sottoposti a potature drastiche si assiste ad una vigoria di crescita che provoca modifiche nell'architettura propria della specie, ed assenza di riproduzione. I nuovi germogli, che formeranno la struttura dopo la potatura, non sono stabili nel lungo periodo e possono provocare cedimenti di parti di pianta.



Alcune piante, nonostante le apparenze, non cadono nemmeno se sottoposte a carichi esterni di straordinaria intensità. E’ questo il caso di piante inclinate, fattore di per sé poco considerato e poco importante per la valutazione del rischio di cedimento.

Altri fattori che influiscono maggiormente sugli aspetti emotivi delle persone ma non hanno effetti sulla stabilità delle piante sono: altezza notevole delle piante, inclinazione, incombenza su manufatti, grandi dimensioni, sbilanciamento ed asimmetria della chioma, "il clima che cambia."

Ciò che invece crea preoccupazione agli addetti ai lavori sono i seguenti fattori: tagli di grandi dimensioni già eseguiti, rischi e responsabilità, malattie dei tessuti legnosi, difetti strutturali, lavori dell'uomo, ridotte distanze di impianto, tipo di specie in raffronto ad un rischio specifico, cause abiotiche (fulmini).


Prima degli eventi di cedimento delle piante sono presenti alcuni segnali, ad esempio manifestazione delle malattie legate alla stabilità, sintomi dei difetti strutturali, ridotte distanze di impianto, segni ed effetti dei lavori eseguiti dall’uomo. Le cadute sono prevedibili, ma solo a seguito di approfondimenti circa le cause di cedimento.

Normalmente il tempo che intercorre fra un evento (es intense potature o ingresso di una malattia) e la comparsa di sintomi è elevato, spesso superiore a 10 anni. La notevole distanza temporale fra vera causa ed effetto provoca la mancata associazione fra l’evento iniziale e l’effetto finale.


L’approfondimento dei sistemi utilizzati dalle piante per sopportare i carichi permette una migliore conoscenza delle cause di cedimento, ed il ricorso a validi sistemi di prevenzione ed intervento.

I criteri di intervento per la riduzione del rischio di cedimenti fanno riferimento alla rimozione delle cause originarie che hanno determinato nel tempo lo stato di rischio.

In tema di prevenzione è possibile, qualora il rischio di contagio sia elevato, utilizzare piante resistenti alle diverse malattie. Ad esempio resistenza nei confronti di Armillaria di molte piante ornamentali, quali alcuni abeti, bosso, castagno, liriodendro, platano, ecc. Oppure resistenza di alcune piante ad eventi meteorici straordinari.

I rimedi per le cause patologiche fanno riferimento ai controlli in campo per la diagnosi precoce delle malattie, corrette scelte al momento dell’impianto, conoscenze ed adeguate tecniche di intervento, indagini visive e strumentali.

Per i difetti strutturali esistono tecniche di intervento che fanno riferimento alle potature ed agli ancoraggi.

Le prospettive future circa la diminuzione del rischio di cedimenti delle piante in ambito urbano fanno riferimento a nuovi sistemi di cura delle malattie, all’utilizzo di nuove varietà e specie resistenti, ad una migliore conoscenza dei sistemi di crescita delle piante arboree, ad una migliore formazione circa le corrette tecniche di intervento da parte degli addetti ai lavori, migliore conoscenza circa i danni provocati dai lavori edili sugli apparati radicali e maggiore attenzione alla convivenza fra alberi e sottoservizi.




Dr. Luciano Riva


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