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P.A.N. piano di azione nazionale in ambiente urbano; un passo avanti

La normativa che regola gli interventi in ambiente (extragricolo) è parte del Piano di Azione Nazionale (P.A.N.) che regola a 360° l’utilizzo degli agrofarmaci nei vari ambienti. La Direttiva originaria è la n° 128 del 21 ottobre 2009 “che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi” (GU-UE n. 309 del 24/11/09) da questa è derivata la normativa nazionale ovvero il Piano di Azione Nazionale tramite D.l.g.s. 14 agosto 2012, n. 150 attuato con Decreto 22 Gennaio 2014 GU n35 del 12/2/2014. Questo oltre a definire i criteri generali da facoltà alle Regioni e Provincie autonome di dare delle linee di indirizzo sulla applicazione in base alle sue peculiarità ed esigenze da qui ogni Regione ha pubblicato le sue linee guida o deliberazioni etc.

Le misure Decreto del 22 gennaio 2014 che interessano nell’applicazione della normativa in aree URBANE (extragricole) sono indicati nella Misure A.5 specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari in aree specifiche (rete ferroviaria e stradale, aree frequentate dalla popolazione, aree naturali protette). A.5.2.1 - Misure specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico A.5.2.2 - Misure specifiche per la tutela della qualità delle acque destinate al consumo umano A.5.2.3 - Misure volontarie di accompagnamento Tecniche di applicazione che riducono la deriva A.5.3 - Tutela dei corpi idrici intesi a scopo ricreativo, comprese le aree designate come acque di balneazione A.5.4 - Misure per la riduzione e/o eliminazione dei prodotti fitosanitari sulle o lungo le linee ferroviarie A.5.5 - Riduzione o eliminazione dell’applicazione dei prodotti fitosanitari sulle o lungo le strade A.5.6 - Misure per la riduzione dei rischi nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili A.5.6.1 - Gestione della flora infestante A.5.6.2 - Utilizzo dei prodotti fitosanitari ad azione fungicida o insetticida A.5.6 - Misure per la riduzione dei rischi nelle aree trattate di recente con prodotti fitosanitari e frequentate dagli operatori agricoli o ad essi accessibili A.5.7 - Tutela dei Siti Natura 2000 e delle aree naturali protette A.5.7.1 - Misure per la riduzione del rischio causato dall’uso dei prodotti fitosanitari

AIUOLA - MARANO

Oltre a queste vi sono poi le deleghe alle Regioni che legiferano in merito con indicazioni gestionali identificati come PAR che per la Lombardia si fa riferimento all’ultimo D.g.r. 11 marzo 2019 - n.XI/1376 “Approvazione linee guida per l’applicazione in Lombardia del Piano di azione nazionale (PAN) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”.

Nella Regione Piemonte è stato adottato il PAN e con D.G.R. 20 giugno 2016 n°25-3509 sono state pubblicate le “Linee di indirizzo regionali per la riduzione dell'uso dei prodotti fitosanitari in aree specifiche” nonché il DGR 111-3849 del 4 agosto 2016 “Modifica all'Allegato A” della deliberazione della Giunta regionale 20 giugno 2016, n. 25-3509. Ad oggi siamo in attesa della revisione della legge nazionale.

PIAZZA MONTE TITANO - MI

Fatta questa premessa, occupandomi di PAN fin dalla sua prima emissione sia come consulente per le ditte sia per i piani di intervento per i Comuni che vogliono comprendere come comportarsi ed essere in “regola” ho avuto modo di riflettere sull’argomento e sulle azioni intraprese post PAN. Non volendo entrare nelmerito della normativa lascio ad ognuno il suo approfondimento, in questo articolo è mia intenzione fare alcune considerazioni, magari controcorrente sulla gestione di parassiti ed erbe infestanti, in ambiente urbano.

L’avvento del PAN ha messo in crisi le amministrazioni, da “si fatutto” a “non si può fare nulla”.

AIUOLA SPARTITRAFFICO - CANTU'

I centri di studio dedicati hanno evidenziato, ognuno con proprievalutazioni, come i costi della gestione del verde urbano sarebbero aumentati senza poter utilizzare, ad esempio, i diserbi chimici (il vero problema urbano).

Da qui soluzioni a volte poco comprensibili, a volte complesse, a volte in contrasto con alcuni temi cari all’ambiente, ad esempio emissione di CO2.

Prima considerazione di carattere legislativo/operativo, i PAR portano a differenti possibilità operativi da Regione a Regione chi vive aree di confine o opera in più regioni deve essere a conoscenza dei singoli PAR ed adeguarsi poiché spesso non permettono le stesseoperazioni o uso di stessi prodotti.

PACCIAMATURA

A volte vi sono indicazioni che consigliano l’utilizzo di certi principi attivi ma spesso questi non sono utilizzabili proprio dalla normativa!!!!. Ad esempio alcuni prodotti a base di acido pelargonico, nelle aree frequentate da gruppi sensibili, avendo frasi di rischio come la H319 non ne è consentito l’utilizzo. Inoltre ormai prodotto industrialmente come un qualsiasi altro prodotto chimico!

Si indicano l’uso dei PA biologici ma in etichetta devono avere specificato l’utilizzo in ambiente urbano. Oppure si indicano prodotti chimici alternativi al controverso gliphosate come il flazasulfuron dimenticandosi che ha una persistenza di molti mesi nel suolo ed ha una tossicità maggiore per ambiente acquatico rispetto al gliphosate. Insomma ancora c’è molta confusione su cosa si può fare e cosa è meglio fare. Certamente un gran passo avanti avere normato un ambiente cosi particolare. Proprio perché cosi particolare probabilmente sarebbe opportuno fare ancora un passo avanti, verso il futuro, con una valenza ambientale maggiore e di vera considerazione dell’ambiente urbano/cittadino. L’utilizzo dei prodotti di qualsiasi gruppo, biologici o no, sono usati in agricoltura da persone qualificate (corsi e il così detto “patentino”, dpi etc.) in ambienti circoscritti e definiti.

CIPPATO

In ambiente urbano dove il 99% delle persone non ha conoscenza di cosa è un agrofarmaco.

Qui le aree sono spesso pavimentate a percolazione limitata e a maggior dilavamento.

Potrebbe essere possibile un accumulo di prodotto nei condotti fognari o nei depuratori o nelle acque in generale. Immaginiamo un’area pavimentata diserbata/trattata ma a confine con un’area con acqua (lago, torrente, fiume etc.) che effetto potrebbe avere sulla fauna ittica? La possibilità che si venga ac ontatto con i prodotti distribuiti rispetto ad un ambiente agricolo potrebbe essere maggiore dove sensibilità personale ad un principio, l’acido pelargonico è classificato irritante, cosi come l’aceto (altro diserbante ecologico a cui si sta discutendo) potrebbero evidenziarsi. Diserbare un piazzale sterrato, magari chiuso al pubblico è differente che diserbare un’area “pavimentata” pubblica. Certamente le percentuali in cui vengono distribuiti i prodotti è infinitesimale, parlare di pericolosità assoluta non ha significato, ma non è questo lo spirito di quanto scritto, l’accumulo nel tempo non è mai stato studiato così come le interazioni con altre sostanze “urbane”.

L’avvento di pirodiserbo (CO2 e fuoco più o meno libero in area urbana), schiume o vapore (sempre CO2 in atmosfera) sono una “alternativa” ma con limiti e contradizioni (emissioni, gestione, “pericoli”). Per il contrasto ai parassiti, al momento tolta la lotta biologica con antagonisti, vi sono pochissimi agrofarmaci utilizzabili in ambiente urbano e spesso, seppur di origine naturale, come lo stesso Bacillus thuringensis ha frasi di rischio che ne limita l’utilizzo in ambiente urbano o le indicazioni in etichetta non lo permettono. Probabilmente vi è la necessità di fare un passo avanti. La gestione del verde urbano “indesiderato” deve evolversi, valutare quanto la tecnologia offre e gestirlo. La risposta è l’AGRONOMIA URBANA ovvero quelle pratiche per cui si riducono le aree da diserbare e si limita lo sviluppo delle malerbe.


Alcuni esempi: pulizia anfratti in cui si insedia terra utile alla germinazione dei semi delle malerbe


• eliminare “terra” e “chiudere” lo spazio con resine o similbitume


• teli pacciamanti sotto le aree a ghiaia o sotto i cespugli


• pacciamatura naturale (richiesto anche dai CAM verde)


• resine permeabili come pacciamatura

• uso di arbusti tappezzanti

• evitare aree verdi di piccola entità difficili da gestire


• uso di prati fioriti


• specie resistenti

• pratiche colturali moderne

• progettazione del verde competente

• utilizzo di mezzi elettrici (magari nel loro ciclo non propriamente CO2 free) che abbassano l’inquinamento acustico e migliorano la vita degli operatori e di chi e nelle vicinanze

• decespugliatori elettrici con spazzole abbinati a mezzi che raccolgono piuttosto che soffiano, sempre elettrici


• riattivare squadre comunali che operano sul territorio esclusivamente per il diserbo meccanico/manuale e mantengono ordinato il comune. Azioni del genere possono portare nel tempo in poche stagioni ad avere la situazione sotto controllo riportando i costi a valori più contenuti dati da una azione continua non sporadica. L’uso di prodotti chimici pone le Ditte e i Comuni di fronte alla applicazione della normativa e relative responsabilità. L’uso del prodotto chimico è sempre “border line”.

PACCIAMATURA

L’uso di metodi alternativi è al momento da preferire ma anche questi devono essere ripensati o migliorati. Che piaccia o no ci si deve sempre confrontare con la sensibilità della popolazione e tenere conto che l’azione dei prodotti sono pensati per un ambiente differente da quello urbano e che adattare prodotti da una professione con altre specificità non è a mio avviso la strada da percorrere. Certamente quanto detto vuol dire investire nel verde, in questo caso in una moderna gestione, non basta piantare un albero o fare un’aiuola, quello è solo l’inizio di un impegno e dobbiamo prenderci nel tempo.

Dr. Fabrizio Buttè

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