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Piante e cambiamenti climatici (Climate change) relazioni e ...reazioni nei parchi storici

Da molto si parla di Cambiamenti climatici ed il loro effetto verso le piante. Come si comportano le piante ornamentali verso questa situazione di modifica del meteo (in senso stretto), cosa succede nei giardini storici? Come reagiscono le piante? Innanzitutto si deve comprendere che i giardini sono una forma di verde composta da specie e generi differenti biologicamente e nella loro origine. Costruiti dall’uomo e da lui gestiti. Come esseri viventi sono in continua evoluzione e sono molto sensibili alle variabili metereologiche soprattutto se sono "vecchi" generalmente più che secolari.

È verso la fine del 1800 che si sviluppano i giardini che oggi possiamo vedere, infatti è dopo il 1750 che in Italia si ha l’inizio di un massiccia importazione di specie esotiche, prima la variabilità genetica era più contenuta. Ad esempio si riportano in base alla fitocronologia italiana (da Maniero) alcuni “arrivi“ in Italia di piante esotiche:


- Cinammomum glanduliferum

(Asia) 1872


- Trachycarpus fortunei

(Cina Giappone) 1834


- Cedrus deodara

(Himalaya) 1828


- Cupressus arizonica

(Nord America) 1899


- Cupressus chasmeriana

(Butan) 1862 Isola madre


- Araucaruia araucana

(Cile) 1852 Rovelli


- Abies nordmanniana

(Turchia, Caucaso) 1915 Contini


- Aesculus hippocastanum

(Penisola baltica) 1565


- Sequoia sempervirens

(Nord America) 1845


- Sequoidendron giganteum

(California) 1880


- Jubea chilensis

(Sud America) 1849


- Magnolia grandiflora

(USA) 1777


- Taxodium disticum

(USA) 1760


- Liriodendron tulipifera

(Nord America, Cina) 1760


I fattori climatici che più influenzano le piante dei giardini sono: la Temperatura (aumento dei gradi) le Precipitazioni (carenza o distribuzione anomala) il Vento (forza del vento, direzione). Perché la temperatura è un riferimento? Le temperature ottimali delle piante sono quelle in corrispondenza delle quali la funzione vitale si svolge con la massima velocità. Queste sono di riferimento per ogni specie, massime e minime, sono quelle al di sopra ed al di sotto delle quali una funzione si arresta per riprendere quando le condizioni termiche miglioreranno. Quelle critiche, massime e minime, sono quelle al di sopra ed al di sotto delle quali si verificano danni irreparabili alle funzioni ed agli organi delle piante. Ad esempio ultimamente si sono avuti due anni con estate particolarmente calde ed «asciutte» 2003 e 2015 o inverni «caldi» 2013/2014 +1,7°C. Queste portano a modifiche del ciclo biologico delle piante. Molto interessanti le indagini fenologiche sulle piante, una di quelle più facilmente accessibile è quella fatta dal servizio meteo svizzero che analizza i parametri biologici di alcune piante presenti sul territorio elvetico, tra queste l’ippocastano di Ginevra, è monitorato dal 1808!. Sono 10 i parametri rilevati dall’apertura delle gemme alla foglie alla fioritura alla fruttificazione etc..

Nel grafico allegato si può percepire come il mutare della temperature modifichi l’apertura delle gemme. Generalmente le piante subiscono a volte gravi azioni da parte degli sbalzi termici gelate tardive o precoci periodi mesi freddi o caldi che ritardano o anticipano la fioritura, ma in questo grafico visto il lungo periodo si percepisce la tendenza alla anticipazione dell’apertura delle gemme data da un cambiamento climatico reale.


Quanto le alterazioni date dal clima siano evidenti si riporta una foto sempre di ippocastano in fiore e con foglie nuove a settembre 2020.

Le Piogge intense e prolungate che con raffiche di vento, portano al suolo valori superiori alla Capacità di Campo la riduzione della coesione del suolo può incidere notevolmente sull’ancoraggio. Ma anche dare un falso senso di apporto idrico. Generalmente fenomeni intensi portano al ruscellamento delle acque e non sempre sono rese disponibili per le piante.

Legate ad eventi di forti piogge generalmente si associano a venti a fulmini è stato stimato che per ogni grado Celsius di riscaldamento, dovuto ai cambiamenti climatici, ci sarà un aumento di circa il 10% dell’attività di fulmini (Price et al. – 2012 F2).

Il Vento estremo o proveniente da direzioni differenti è il problema maggiore, la direzione anomala e le raffiche sono elementi estremamente negativi per le piante ad alto fusto. La pianta non si prepara a resistere a venti che per 50 anni non hanno mai soffiato da quella direzione, può soccombere, se poi è colpita da malattie all’apparato radicale o radicata su suoli scarsi o poveri, rischia lo schianto.

Negli ultimi eventi ho potuto assistere a cadute di piante con venti compresi tra 50 e 70 Km orari. Casi certamente legati a degenerazioni dell’apparato radicale o alla combinazione di malattie, non particolarmente diffuse, suoli scarsi venti, e piogge, in ogni caso preoccupanti.

Cosa lega il cambiamento climatico alla vitalità delle piante? Ci sono alcuni fattori negativi che sono amplificati come: malattie fungine favorite dal clima nel loro sviluppo e complice le piante stressate e sofferenti che non possono difendersi. Parassiti insetti ed acari anche di nuovo “arrivo” grazie al fatto che il clima è favorevole al loro sviluppo. Manutenzioni o scelte sbagliate che non tengono conto di quanto sta succedendo, dell’età delle piante della situazione che si sta creando. L’abbandono di alcune aree verdi. Apparentemente non correlata ma in queste aree si sviluppano parassiti e infestanti che meglio si adattano al “nuovo clima” e si diffondono negli areali limitrofi e prevalgono sulla flora presente perché più rustiche resistenti ed adatte a cambiamenti climatici.

Dove ci porteranno i cambiamenti climatici?

Considerando che già normalmente il meteo ha una grossa influenza sullo sviluppo delle piante, le variabili meteorologiche svolgono un ruolo fondamentale nella vitalità delle piante, sia con effetti diretti (temperatura, vento, precipitazioni) che indiretti (patologie, insetti, comportamento dell’uomo nella sua gestione).

A causa dei cambiamenti climatici è prevedibile un aumento delle situazioni problematiche (schianti, patologie, morti etc.) soprattutto per l’aumento degli eventi estremi. Le piante, soprattutto se mature, secolari, fanno fatica ad adattarsi a un cambio climatico repentino, generalmente soccombono nel medio periodo. Il paesaggio è destinato a cambiare, per questi effetti, con perdita di patrimonio botanico e biodiversità.

I nostri parchi cosi come li vediamo ora spariranno?

Una riflessione finale riguarda le piante autoctone da molti indicate da utilizzare rispetto a piante alloctone. Queste stanno patendo come ed a volte più delle alloctone al cambiamento climatico, un esempio è la mutata composizione delle piante che compongono i nostri boschi ed all’innalzamento della quota dove certi generi normalmente si sviluppavano.

Nell’arco Alpino il riscaldamento si traduce in un innalzamento di 500-700 metri delle zone di vegetazione.

I boschi di montagna oggi dominati da conifere in futuro saranno sempre più popolati da latifoglie.

Il problema è reale ormai più che studiato, riscontrabile nella vita quotidiana, soprattutto da chi lavora nel settore, se si vuole dare un futuro verde, probabilmente un verde differente o rivisto o aggiornato (varietà o cloni che magari meglio si adattano alla situazione) basato su scelte tecniche e scientifiche.


Dr. Fabrizio Buttè


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