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Verde urbano, riflessioni per un verde utile

In questi giorni si parla molto di messa a dimora di piante in ambiente urbano con i fondi (PNRR) a disposizione e problematiche nel reperire le piante. Considerando l’argomento attuale ed importante per la vita degli abitanti delle città si sono ritenute utili fare alcune considerazioni al fine di riflettere sulle scelte possibili per realizzare un verde urbano efficiente ed utile, in un ambiente fondamentalmente difficile per le piante.

L’ambiente urbano è sostanzialmente ostile alle piante.

Spazi limitati per il loro sviluppo, conflitti con le strutture ed i sotto servizi, scarso spessore del suolo su cui accrescersi sia verticalmente che orizzontalmente, manutenzione non sempre utile anzi spesso danneggia la pianta, inquinamento, calore, scarse disponibilità idriche.

L’utilizzo di piante autoctone in ambiente urbano non ha nessun significato. Le piante autoctone si sviluppano in ambienti naturali, nulla indica che sono adatte all’ambiente urbano. Anzi studi scientifici mostrano che le piante adatte sono generalmente altre, magari cultivar di piante autoctone, ma piante sviluppate per questo scopo.

I recenti cambiamenti climatici stanno mettendo proprio le autoctone a dura prova. Selezionatesi in centinaia di anni, il loro DNA ora fa fatica, o comunque ci vorranno anni, ad adattarsi a variabilità climatiche cosi repentine. Un’evidenza è data dalla moria di piante, utilizzate tipicamente in ambiente urbano, in molti casi autoctone avvenuta a seguito della siccità e delle alte temperature. Certo situazioni limite e sito di dimora hanno avuto ulteriore peso. In ogni caso certi generi hanno patito più di altri come conifere soprattutto, carpini o faggi. Sul significato di autoctone poi bisogna interrogarsi, qual è l’areale da cui “prelevare” le piante autoctone che abbia corrispondenza con l’ambiente urbano.

Ailantus infestante



Da ricordare che l’azione di una pianta sull’ ambiente circostante ha distanze definite e limitate. Se così non fosse i 12 miliardi di piante scaturite dal censimento forestale dovrebbero da sole (200 piante a persona circa) soddisfare ogni esigenza. Se la forestazione urbana di parchi ai confini delle città e senza dubbio utile all’ ambiente in senso generale, i benefici sulle aree dei centri urbani, sono limitati. Si consideri la capacità di calmierare le temperature, dove la protagonista è la chioma con la sua copertura del suolo, l’azione sulla pioggia, limitando il run off, dato dalla chioma di alberi ed arbusti, oltre che da aree non impermeabilizzate (invarianza idraulica). La capacita di “assorbire” inquinanti è maggiormente utile tanta quanto più le piante sono vicini alla fonte; cosi come le polveri. Queste sono tanto più “raccolte” quanto le caratteristiche della foglie come, forma rugosità, pelurie, danno la capacità di assorbire sostanze. Pertanto non tutte le piante hanno le stesse capacità di limitare la diffusione degli inquinanti/polveri. Altezza della pianta, dimensioni della chioma, specifiche del genere sono determinanti.

Flora infestante in ambiente urbano



Benefici delle piante


Da queste poche e non esaustive indicazioni si comprende che il verde non può essere gestito con superficialità se si vuole che dia i risultati sperati.

La necessità di portare il verde all’interno della città è la vera sfida e la vera utilità. Da ripensare spazi abbandonati, che con la flora spontanea ed invasiva si rimpadronisce di queste aree. Anche se non sembra, hanno una valenza ambientale notevole, non certo paesaggistica. Infatti queste piante invasive sono adattate all’ambiente e come piante svolgono ne più né meno la stessa funzione di un verde costruito, con una caratteristica in più, è pianamente adattata all’ambiente dove si sviluppa! La capacità di queste piante di adattarsi alle aree più ostili ne è una prova. Forse “farsele amiche” potrebbe essere una delle vie da percorrere anche perché come insegna la Robinia pseudoacacia il loro contenimento è problematico se non impossibile.

Spazi abbandonati, ex fabbriche, edifici ecc. possono essere riconvertiti in spazi verdi interni alle città oltre che in nuove abitazioni o comunque se cosi deve essere con ampie aree verdi.


Carpino seccato



Adottare le giuste tecniche, come ad esempio dare il giusto spazio alla crescita radicale delle specie messe a dimora, ma dove non c’è ripensare il verde con soluzioni alternative. Un esempio potrebbe essere il verde in grossi terrapieni, un verde sospeso dove la messa a dimora a terra non è possibile. Verde verticale dove i costi di progettazione, realizzazione e manutenzione devono però essere coerenti con la loro efficienza ed evitare che il valore del mantenimento vanifichi quanto possono dare. Il famoso verde verticale ha costi di costruzione e manutenzione, oltre che temporalità nella vita delle piante, che porta a costi elevatissimi. Non confondiamo con un elevato esercizio architettonico e paesaggistico come una soluzione a portata della gestione economica di una città.



Verde verticale "bosco in città" - Milano



Verde verticale Centro commerciale - Urbino



Tetti verdi, che nella loro utilità a seconda della loro tipologia (estensivi o intensivi) posso essere un’arma in più a mitigazione delle temperature e dei deflussi idrici delle piogge torrenziali. Ma soprattutto la necessita di programmare rinnovi e messe a dimora poiché le piante hanno bisogno di anni per crescere e di permanenza nei vivai per essere pronte al loro utilizzo.

Non è più pensabile che un progetto del verde con piante significative, soprattutto all’interno di uno sviluppo urbano, sia impostato con la ricerca delle piante all’ultimo momento senza una pianificazione/programmazione di alcuni anni. Questa situazione oltre a limitare le possibili scelte, ne escludono molte, poiché senza programmazione alcune piante utili all’ambiente urbano non sono in produzione.

Piante "pensili" - Bolzano



Sempre più con i cambiamenti climatici presenti, amplificati dal difficile ambiente urbano, si dovrà cercare piante adatte a queste situazioni e tutto questo si fa con una programmazione pluriennale, altrimenti come sta succedendo ora i soldi del PNNR rischiano di non potere essere spesi perché le piante non ci sono (ma anche gli spazi per piantarle!). Il verde urbano è una “faccenda” molto seria da gestire con conoscenze senza roboanti annunci e da persone che hanno competenze, affidandosi alla ricerca di istituti universitari e messe in atto dai professionisti/progettisti, preparati sull’argomento, che ben conoscono il problema, ma che troppe volte non sono ascoltati.



Esempio scheda piante per paesaggi urbani




Riferimenti utili

VerdeCittà. Il rinnovo delle alberate nelle città: verde, bellezza e salute Il Made in Italy del florovivaismo italiano

Qualiviva

REGIONE PIEMONTE BU8 24/02/2022

Deliberazione della Giunta Regionale 18 febbraio 2022, n. 24-4672 L. 221/2015. D.lgs 34/2018. Disposizioni, in attuazione della D.G.R. 24-4638 del 6 febbraio 2017, per lo sviluppo del mercato volontario dei crediti di carbonio e la valorizzazione dei servizi ecosistemici in ambito non forestale della Regione Piemonte.


LIBRO BIANCO DEL VERDE.




Dr. Fabrizio Buttè




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