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La gestione dell'acqua nelle piante in vaso

Durante l'estate aumentano i fabbisogni idrici delle piante in contenitore, la maggior parte di queste all'interno delle abitazioni degli appassionati.

Una delle principali difficoltà alla coltivazione delle piante nei vasi è la gestione dell'acqua, è molto facile sbagliare determinando condizioni inidonee per il mantenimento di piante nei contenitori.

Le restanti difficoltà delle piante in appartamento sono legate all'esposizione, ai fabbisogni nutritivi, alla formazione di condizioni di compattamento del substrato di coltivazione, all'esaurimento delle sostanze nutritive all'interno del substrato di coltivazione, alla gestione delle malattie.

L'acqua nel terreno si lega alle particelle solide attraverso legami di attrazione elettrostatica, la molecola dell'acqua è polare, possiede cariche elettriche. Vi è un'altra forza con la quale l'acqua si lega alle particelle solide ed è la capillarità, intesa come interazione tra le molecole d'acqua e le pareti degli interstizi di piccolo diametro presenti nei terricci o nel suolo. La capillarità è una forza molto elevata con la quale l'acqua è trattenuta nel terreno. È inoltre presente acqua gravitazionale, o acqua libera. Questa frazione non si lega al suolo e risponde solo alla forza di gravità. Nei terreni è ad esempio l'acqua di ruscellamento, è quella frazione di acqua presente nei terreni o nei contenitori con movimenti secondo la forza di gravità. Ebbene, le forze con le quali l'acqua è legata alle particelle solide del terreno o del terriccio possono essere molto elevate, nell'ordine di decine di bar. Correttamente è una pressione negativa, o tensione, misurata in bar. Immaginando di tenere in mano una frazione di suolo o terriccio completamente intriso di acqua, aspettando che l'acqua gravitazionale venga persa, la terra che rimane contiene ancora acqua, ma è acqua legata, con forze maggiori rispetto all'attrazione gravitazionale. L'acqua che rimane dopo lo sgrondo è legata al suolo con legami elettrostatici dovuti alla polarità della molecola, oppure per capillarità, cioè legami dovuti all'interazione tra le molecole di acqua e le pareti degli spazi più piccoli di un terreno.

Il totale dell'acqua contenuta nel suolo è formato dall'acqua legata più acqua libera. L'acqua libera è di poco aiuto nel soddisfare il fabbisogno delle piante, perché queste assorbono acqua legata, con sostanze chimiche disciolte.

La parte di acqua utile alle piante va da frazioni di bar di tensione fino a circa (dipende da ciascuna specie) - 10 bar. Oltre questi valori di tensione le piante non riescono ad assorbire l'acqua. In ogni caso le piante per assorbire l'acqua spendono energia per vincere quella con la quale l'acqua è legata al suolo.

L'acqua legata all'interno del suolo non è statica, si muove. L'acqua nel terreno si muove per differenze di potenziale idrico (ad esempio dalla terra più umida a quella più asciutta) e per capillarità. I movimenti possono avvenire anche contro gravità, ad esempio l'acqua contenuta nei capillari è in grado di risalire verso la superficie anche per distanze notevoli, fino ad 1 metro in dipendenza del tipo di suolo. L'acqua legata è quindi in grado di muoversi in tutte le direzioni, in orizzontale ed anche in verticale contro gravità.

Pericolosa è l'acqua che ristagna all'interno di un terreno o di un substrato quale quello delle piante in contenitore: le reazioni che avvengono all'interno delle radici necessitano di ossigeno, in sua assenza o in caso di ridotta quantità nel terreno gli apparati radicali possono trovarsi in uno stato di sofferenza, che può aggravarsi in dipendenza della durata della permanenza nel terreno dell'acqua. Gli apparati radicali necessitano di aria ed acqua. Un terreno ideale contiene il 45% di componente solida, 25% di aria, 25% di acqua, 5% sostanza organica.

Se l'acqua è in eccesso, ma soprattutto se rimane per lungo tempo all'interno del terreno senza possibilità di sgrondo, i pori del suolo si riempiono di acqua e non contengono aria ed ossigeno. L'assenza di ossigeno nel suolo provoca reazioni di ossidazione nelle radici, propedeutiche al mancato funzionamento degli apparati radicali ed all'ingresso di malattie. La conoscenza del comportamento dell'acqua nel terreno aiuta nella coltivazione e nel mantenimento delle proprie piante.

Ad esempio le piante negli appartamenti, per comodità, sono dotate di sottovaso, giacché sarebbe inopportun a la fuoriuscita di acqua sul pavimento durante le operazioni di bagnatura. Bene, l'acqua in eccesso nel sottovaso è in grado di risalire per capillarità all'interno del substrato, se l'acqua rimane per lungo tempo (qualche giorno) nel sottovaso si verificano condizioni di asfissia per le radici, assenza di aria nel terriccio, inizio di uno stato di sofferenza. I sintomi del ristagno idrico sono generici e coincidenti con quelli da stress idrico (clorosi, scarso accrescimento, caduta foglie). Paradossalmente due eventi contrapposti (assenza di acqua ed acqua in eccesso) provocano gli stessi effetti: in ambedue i casi, per motivi diversi, la pianta non riesce ad assorbire acqua dalle radici. L'acqua nei contenitori non deve esser contenuta in quantità eccessive, l'acqua assorbita dalle piante è solo quella frazione di acqua legata al suolo con forze comprese tra -0,1 e circa - 10 bar. L'acqua gravitazionale non è di alcuna utilità, parimenti l'acqua legata con forze molto grandi al suolo non viene assorbita dalle piante.

Quando un terriccio è molto bagnato la forza con la quale l'acqua è legata è pari a zero, ossia è presente acqua che risponde alle forze di gravità. Se fosse possibile misurare la forza con la quale l'acqua è legata in questi terreni il risultato sarebbe 0 bar. Man mano che l'acqua viene persa dal suolo (per evaporazione e per emungimento da parte delle radici) rimane acqua legata. Quando viene persa ancora acqua rimane all'interno del terreno acqua sempre più fortemente legata, anche con decine di bar. Se in un terreno si trova acqua legata con forze maggiori a -10 bar si verificano condizioni estreme nelle quali le piante non sono più in grado di assorbire acqua, si possono verificare condizioni di stress idrico temporanee o permanenti.

Lo strumento di misurazione esiste davvero e si chiama tensiometro, misura la forza (pressione negativa o tensione) con la quale l'acqua è legata in un terriccio. Se venisse inserito un tensiometro in un terreno completamente bagnato il valore di tensione misurato sarebbe 0, man mano che il terriccio perde acqua i valori misurati scendono a valori di tensione sempre più negativi.

Lo strumento misura valori in mbar (millesima parte del bar) e la scala di misurazione è da 0 a - 900 mbar (0,9 bar). Lo strumento può essere utilizzato per determinare il momento più opportuno per irrigare, ad esempio quando la tenzione misurata è di -200 mbar, in dipendenza della pianta in coltivazione, potrebbe essere il momento di bagnare. Non è indispensabile che il terriccio in un contenitore venga bagnato in modo uniforme, poiché l'acqua è in grado di muoversi all'interno del substrato, abbiamo detto da aree più bagnate verso zone più asciutte.

Da questo punto di vista funzionano molto bene gli impianti di irrigazione a goccia, l'acqua viene distribuita in un solo punto, ma è in grado di muoversi verso zone meno bagnate. Le radici stesse sono in grado di crescere in funzione delle riserve idriche nel suolo, ma questo è un altro capitolo riguardante la fisiologia delle piante e di come queste possano modificare il proprio comportamento in funzione degli stimoli che ricevono.

La gestione idrica delle piante in contenitore negli appartamenti è forse la maggiore difficoltà e la fase più difficile da gestire per gli appassionati, più della nutrizione minerale e della parte riguardante le malattie.

Un'operazione tradizionale per determinare il momento più opportuno per irrigare è costituita dall'inserimento di un dito nel terriccio in profondità (escludendo la parte superficiale, troppo influenzata dall'evaporazione e non indicativa dello stato idrico di tutto il contenitore), la bagnatura deve avvenire solo quando si avverte sensazione di secco. Operazione empirica analoga è quella valutata col peso del contenitore, la bagnatura avviene quando il vaso è molto leggero.

Normalmente negli appartamenti le funzioni vitali delle piante sono molto rallentate, fotosintesi e traspirazione fogliare avvengono molto lentamente. Di conseguenza il fabbisogno idrico delle piante in appartamento è sempre molto ridotto, la distribuzione dell'acqua nei vasi deve essere parsimoniosa, pena l'inizio di uno stato di sofferenza di difficile diagnosi dovuto all'eccesso di acqua nel substrato.


Dr. Luciano Riva

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