I droni ed un caso di utilizzo.
L’importante sviluppo della geomatica, l’accresciuto interesse nel campo dell’informazione spaziale, la complementarità, l’integrazione e il sinergismo tra le discipline e le tecniche che la caratterizzano, hanno contribuito negli ultimi anni alla nascita di nuove tecniche di indagine del territorio, tra le quali spiccano i rilevamenti da piattaforme UAV (Unmanned aerial vehicle).
Il drone o SAPR (Sistema aeromobile a pilotaggio remoto) è un velivolo che può operare senza pilota e che viene controllato in remoto da un operatore. Le piattaforme più utilizzate sono ad elica (da una a otto) o ad ala fissa, con motore a scoppio o elettrico e capaci di eseguire voli in modalità manuale, semi-automatica o automatica. Ogni velivolo dispone di una stazione a terra per il controllo remoto della navigazione, grazie ad un sistema GPS ridondante integrato e connesso alla rete GNSS; il sistema inoltre è in grado di verificare l’andamento del volo ed eventuali malfunzionamenti generali.
A bordo del velivolo può essere installata una vasta gamma di sensori che spaziano dalle classiche fotocamere digitali ad alta definizione, ai Laser scanner, sistemi LIDAR, SAR (interferometria) o termocamere che permettono di ottenere grandi quantità di dati e di immagini, secondo piani di volo prestabiliti, su superfici relativamente ampie e in luoghi non sempre accessibili.
I dati così ottenuti possono essere opportunamente elaborati da software dedicati per produrre ortofoto, DEM, immagini multi-spettrali, termografie.
I campi di applicazione di queste tecnologie sono in continuo aumento, di seguito alcuni esempi:
rilevamento geologico, dissesto idrogeologico, monitoraggio rischio vulcanico, glaciologia;
aerofotogrammetria, topografia, pianificazione territoriale, protezione civile;
archeologia, tutela del patrimonio architettonico;
studi climatico-ambientali, studi agronomici e applicazioni forestali;
ricerche geotermiche, ingegneria civile.
Nel caso dei dissesti idrogeologici è possibile analizzare le aree soggette a frane, smottamenti, erosioni puntuali di aree e individuare le aree di esondazione dei corsi d'acqua. Un volo particolarmente interessante è stato effettuato nell'anno 2016 nell'area della piana alluvionale di Capolago a Varese nei giorni seguenti l'esondazione. Da come si evince dalla fotografia, l'area del prato interessato dal passaggio delle acque è indicata dal deposito che le acque hanno rilasciato.
In questo caso è stato possibile individuare la fascia di esondazione e i suoi limiti e individuare l'area agricola che ha subito danni. Le attività di gestione del territorio devono oggi avere a disposizione questi strumenti tecnologici per potere conoscere sempre meglio i fenomeni che avvengono nel territorio.
Dr. Paolo Pozzi